Bielorussia, Tikhanovskaya chiama allo sciopero nazionale contro Lukashenko

L'opposizione bielorussa chiama allo sciopero generale, ma non è chiaro cosa succederà il 25 ottobre, allo scadere dell'ultimatum che la leader esiliata, Svetlana Tikhanovskaya, ha lanciato al presidente Alexander Lukashenko.
"Pensiamo che se non si dimetterà ci sarà uno sciopero nazionale - ha detto Tikhanovskaya da Copenhagen, dove ha incontrato il ministro degli Esteri danese, Jeppe Kofod - Ma anche se le cose andassero diversamente non interromperemo le proteste perché la volontà dei cittadini non può essere cambiata".
Undici settimane di proteste
Nonostante la raffica di arresti portata avanti settimana dopo settimana dalle forze dell'ordine, la protesta dei cittadini bielorussi non si ferma. Anche con i leader dell'opposizione costretti all'estero, scenderanno in piazza domani per l'undicesima domenica di fila.
La mobilitazione è iniziata il 9 agosto, quando le elezioni presidenziali hanno restituito una vittoria a valanga (80% contro il 10% secondo i risultati ufficiali) per il leader uscente Alexander Lukashenko, al potere da 26 anni. Un voto contestato dall'opposizione e non riconosciuto dalla comunità internazionale. L'Unione europea ha chiesto nuove, trasparenti elezioni, la scarcerazione degli oppositori politici e imposto sanzioni a 40 politici e funzionari bielorussi. Al fianco di Lukashenko si è schierato il presidente russo Vladimir Putin, che ha concesso prestiti e messo a disposizione mezzi militari al governo di Minsk .
Donne in prima linea
A portare avanti le proteste, sfidando la dura repressione imposta da Lukashenko, sono soprattutto le donne. Spesso compaiono alla testa dei cortei che sfilano a Minsk, chiedendo le dimissioni del presidente. La stessa rivale di Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, aveva deciso di correre alle elezioni dopo l'arresto del marito Sergei Tikhanovsky, candidato alla presidenza.
Il 22 ottobre la leader dell'opposizione, rifugiatasi in Estonia, ha ritirato il premio Sakarov per la libertà di espressione conferito dall'Unione europea. Un riconoscimento simbolico al coraggio del popolo bielorusso che continua a far sentire la sua voce.