Vertice Ue: scattano le sanzioni contro la Bielorussia

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Diritti d'autore Johanna Geron/AP
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Di Elena Cavallone
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Dopo due giorni di colloqui i 27 hanno deciso di imporre sanzioni a 40 ufficiali del regime di Lukashenko, ma il presidente non fa parte della lista dei soggetti colpiti

Le sanzioni contro la Bielorussia, risparmiata laTurchia

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Fumata bianca dei leader europei: al via le sanzioni contro la Bielorussia. Dopo due giorni di negoziati, i 27 sono riusciti a superare l'impasse, dovuto soprattutto all'astensione di Cipro. 

Ad essere colpiti dalle sanzioni sono 40 ufficiali del regime bielorusso, considerati responsabili delle repressioni e delle intimidazioni verso i manifestanti che da un mese e mezzo scendono in piazza per denunciare i brogli elettorali che hanno portato alla riconferma del presidente Lukashenko. 

Le misure comportano restrizioni di entrata e transito di questi individui nell'UE e il congelamento dei loro beni. Inoltre si prevede il divieto per i cittadini europei e le imprese di fornire assistenza economica alle persone colpite dalle sanzioni. 

La Bielorussia ha anche annunciato che creerà una "lista nera" che include funzionari europei in risposta alle sanzioni imposte dall'UE.

Per quanto riguarda la Turchia, invece, i leader preferiscono rimandare le sanzioni per il momento e aumentare la pressione sul presidente Erdogan. Cipro e Grecia si dicono soddisfatte per la scelta di adottare sanzioni in futuro se non si osservano cambiamenti significativi da parte della Turchia. Ankara, però, ha già reagito dicendo che non accetta di essere minacciata.

Brexit

Tra gli altri temi affrontati in via informale anche la Brexit.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intende intensificare i negoziati con Londra, dopo la controversa decisione del premier britannico di modificare unilateralmente l'accordo di recesso con una proposta di legge presentata alle Camere la scorsa settimana. Il faccia a faccia tra i due avverrà sabato, con la presidente decisa a non gettare la spugna nonostante le difficoltà.

"Se c'è volontà c'è il modo di fare le cose - ha affermato-. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto progressi su molti fronti, ma ovviamente quelli più difficili sono ancora completamente aperti. Si tratta di una mera questione di parità di condizioni e di correttezza".

Stato di diritto

Sul fronte interno, invece, i leader sono preocupati per la ratifica da parte del Parlamento europeo del piano per la ripresa economica. L'emicilo vuole condizionare l'erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto e minaccia un veto nel caso in cui questa condizione non verrà inserita nei regolamenti attuativi. 

I falchi del nord europa stavolta seguono la posizione del Parlamento europeo, mentre si oppongono fermamente paesi come Polonia e Ungheria, che da tempo con lo stato di diritto hanno un serio problema. Il premier Conte ha affermato che i negoziati,sebbene complicati, non mettono in pericolo l'accordo reggiunto a luglio. 

Tuttavia, ogni ritado nella sua attuazione significa un ritardo nel versmento di questi fondi nelle casse dello stato. 

I 27 si danno appuntamento per il 15 ottobre per un altro vertice europeo, dove clima e ripresa economica saranno invece al centro dell'agenda politica.

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