Immigrazione: i quattro di Visegrad "corrono" a Bruxelles

Immigrazione: i quattro di Visegrad "corrono" a Bruxelles
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Di Elena CavalloneJack Parrock
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I leader dei paesi anti-immigrazione hanno espresso alla Presidente della Commissione europea le loro posizioni circa il nuovo patto sull'immigrazione

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Arrivano a Bruxelles con un messaggio chiaro i 4 paesi UE anti-immigrazione, i cosiddetti 4 del gruppo di Visegrad, in visita giovedì proprio il giorno dopo la presentazione del  nuovo patto sull’immigrazione da parte dalla Commissione europea. 

"L'approccio di base è ancora immutato perché gli altri vorrebbero gestire l’immigrazione e non fermare i migranti. La posizione ungherese è quella di fermare i migranti", tuona Viktor Orban - Primo ministro ungherese.

Dopo l'incendio del campo di Moria sull'isola greca di Lesbo, l'UE ha proposto il pre-screening dei richiedenti asilo alle frontiere europee.

Il gruppo di Visegrad vorrebbe invece la creazione di centri di smistamento al di fuori dell’UE, lo hanno ribadito forte e chiaro alla presidente della Commissione europea durante questa visita.

"Abbiamo davvero bisogno di centri al di fuori dell'Europa- afferma Andrej Babis,  primo ministro ceco. - Dobbiamo negoziare con i paesi nordafricani, dovremmo davvero avere una strategia a lungo termine sulla Siria e sulla Libia".

Ma il conflitto in Libia si aggrava e le ONG avvertono di gravi violazioni dei diritti umani.

Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International, esisterebbero dei centri di detenzione che non sono stati registrati presso organizzazioni internazionali.

“Stiamo ricevendo denunce di orribili violazioni dei diritti umani -racconta  Matteo de Bellis -detenzioni arbitrarie, uccisioni, torture, violenze sessuali, sfruttamento del lavoro dei migranti. Cerchiamo di spiegare come tutto ciò sia collegato alle politiche europee sull’immigrazione che da anni intrappolano le persone nel paese".

Il numero di persone che bussano alle porte dell'Europea è calato del 92 per cento rispetto alla crisi del 2015, ma permangono le feroci divisioni sulla politica migratoria.

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