Le 5 condanne a morte pronunciate in primo grado convertite in condanne a 20 anni di carcere. Marcia indietro della giustizia saudita al processo per l'omicidio e lo smembramento dell'editorialista del Washington Post
La giustizia saudita ha annullato le cinque condanne a morte che erano state pronunciate per l'assassinio di Khamal Khashoggi, tramutandole in pene a 20 anni di reclusione. La notizia del verdetto definitivo, diramata dall'agenzia di stampa ufficiale, segue il perdono per i killer, pronunciato a maggio dai familiari dell'editorialista del Washington Post. Tre altri incriminati sono stati condannati a pene fra i 7 e i 10 anni.
Critico del regime saudita, Khashoggi era stato ucciso, smembrato e fatto sparire, ad ottobre 2018, nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul, dove era stato convocato per recuperare un documento. Basandosi su una serie di registrazioni audio, Turchia e Stati Uniti avevano subito accusato il principe Mohamad Bin Salman di essere il mandante dell'omicidio, aprendo una grave crisi diplomatica.
Dopo aver in un primo tempo negato ogni coinvolgimento, Ryad ha poi imputato la responsabilità a un gruppo di agenti sauditi, che a suo dire avrebbero però agito in maniera indipendente e senza rispondere a ordini superiori. Lo scorso dicembre, il processo in primo grado si era concluso con la pronuncia di cinque condanne a morte, tre pene di reclusione e tre assoluzioni.