La paura del contagio da coronavirus accende la fobia dei migranti

La paura del contagio da coronavirus accende la fobia dei migranti
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Di Paolo Alberto Valenti
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Le ONG accusano le autorità europee di adoperare la paura del virus per giustificare il freno ai salvataggi in mare

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La polizia spagnola è riuscita a dissolvere il blocco stradale organizzato da alcuni abitanti di Tunte, nell'isola della Gran Canaria, che volevano impedire l'ingresso di 28 dei migranti arrivati sull'isola nei giorni scorsi poi risultati negativi al COVID-19. La protesta ha rischiato l'insorgere di tafferugli ma alla fine soltanto uno dei manifestanti è stato portato in commissariato. Quella in Gran Canaria è solo il simbolo di un crescente panico nei confronti dei migranti che viene fatto risalire agli ulteriori rischi di contagio che i disperati del pianeta condurrebbero in Europa.

Le crescenti difficoltà delle ONG

La coreografia dei cittadini ostili ai migranti si diffonde così l'opera delle ONG come quella di nave Sea Watch 4, agli ormeggi nella regione di Valencia, si complica. L'organizzazione umanitaria denuncia che le autorità europee stiano utilizzando il coronavirus come scusa per limitare i salvataggi in mare. "Stanno cercando di bloccarci, o di impedirci di salvare ... Ma faremo del nostro meglio per salvare quante più vite possibile ... Nel modo più sicuro per noi, per il nostro equipaggio e soprattutto per coloro che cerchiamo di aiutare”: spiega Chris Grodotzk davanti alla telecamera, cioè  il portavoce locale di Sea Watch nonché membro dell'equipaggio del natante che si accinge a riprendere il mare da Burriana dove è agli ormeggi.

Si riaccendono le criticità di Ventimiglia

I numeri delle presenze dei migranti oscillano molto anche a Ventimiglia dove dopo i mesi della calma obbligata dal lockdown riprendono i respingimenti delle autorità francesi. Tra Ponte San Luigi e la città sono sempre tanti a camminare sulla strada. Il problema non riguarda solo la chiusura del Campo Roya. In merito alla situazione generale ha parlato il ministro degli esteri italiano che ha annunciato la ripresa dei rimpatri vero la Tunisia che non viene considerata come nazione in guerra o con gravi problemi umanitari.

"Dietro di noi il vuoto, non possiamo tornare indietro"

Sebbene non equivalga a un paese in guerra anche la Tunisia sconta da mesi i cascami delle crisi internazionali di qualunque genere. I giovani tunisini che sbarcano in queste settimane in Italia sostengono che non possono tornare nel loro Paese dove c'è "niente".

Le difficoltà di Ventimiglia dal 2015

Il problema dei migranti Ventimiglia lo vive dal giugno 2015 quando a poco a poco la cittadina di confine è diventata uno dei tanti snodi che i disperati del pianeta cercano di raggiungere per poi trasferirsi con qualunque mezzo in Francia.

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