Ungheria e Polonia sotto tiro per lo Stato di diritto

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Diritti d'autore Olivier Matthys/AP
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Ungheria e Polonia sotto tiro per lo Stato di diritto

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Condizionare gli aiuti finanziari e i fondi europei in genere al rispetto dello Stato di diritto. L'Unione europea prova a fare un meccanismo di sanzioni su misura per Ungheria, Polonia e altri eventuali Paesi nazionalisti di ritorno.

Il nuovo sistema cerca una soluzioe per aggirare il diritto di veto e il voto a maggioranza qualificata, strumenti nelle mani dei sanzionati, per blocacre la procedure puntitiva dell'articolo 7, del Trattato di Lisbona.

Il meccanismo sul tavolo del Consiglio si dovrebbe chiamare Voto a maggioranza qualificata reversibile.

Il sistema, se approvato dai capi di Stato e di governo, permetterebbe alla Commissione europea di applicare la pena, come la sospensione dei fondi europei, in maniera diretta, senza passare dall'approvazione degli Stati membri.

Unico strumento di ricorso nelle mani del Paese "imputato" è proporre a sua volta una leva giuridica per bloccare o annullare il provvedimento punitivo.

Leva giuridica sottoposta però, per la sua approvazione, al voto a maggioranza qualificata. Ecco perché si parla di Voto a maggioranza qualificata reversibile.

Il commissario europeo della giustizia, Didier Reynders è convinto che l aproposta alla fine passerà, grazie a "uno scambio sugli aiuti con i Paesi interessati".

Ma Polacchi e Ungheresi non sono così ottimisti. Il parlamento di Budapest ha adottato una risoluzione che impedisce al governo di accettare qualsiasi condizione riguardante lo Stato di diritto.

Il commento appassionato di László Kövér, presidente del parlamento magiaro, è esplicito:

"Con una vaga e imprecisa procedura vogliono collegare la spesa, non ai valori europei, ma alle richieste politiche dei globalisti europei, filo-immigrazione, anti-nazionali, anti-tradizionalisti, un'elite politica sempre più distruttiva"

Buona fortuna per la sua proposta che non possono rifiutare commissario Reynders.

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