Ndrangheta-bond, Savona (Transcrime): "Solo la punta dell'iceberg"

Ndrangheta-bond, Savona (Transcrime): "Solo la punta dell'iceberg"
Diritti d'autore Michel Euler/AP
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Di Michele Carlino
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Rivelazione della stampa britannica: negoziate da Banca Generali e Ernst&Yung obbligazioni riconducibili a cosche mafiose calabresi per un miliardo di euro

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Potrebbero essere finiti nei circuiti finanziari globali, i soldi sporchi della ndrangheta calabrese. Il quotidiano britannico Financial Times rivela che uno dei principali istitui europei, Banca Generali, con la consulenza dell'agenzia Erns&Young, avrebbe negoziato obbligazioni riconducibili a imprese legate a cosche mafiose calabresi, per un miliardo di euro.

Un salto di qualità per le cosche della più temibile tra le mafie, che si rivelano capaci di riciclare ingenti capitali sporchi sui mercati finanziari legali. Al professor Ernesto Savona, direttore di Transcrime, presso l'Università Cattolica di Milano, abbiamo chiesto se davvero questo rappresenti una novità.

Diciamo che è la punta di un iceberg di qualcosa che è in atto da tempo, che è la finanziarizzazione delle organizzazioni criminali ma anche la loro azione sui mercati finanziari. Ovviamente questa cosa denota un passaggio già da tempo in atto, quello delle consulenze di commercialisti e di legali che conoscono i mercati finanziari internazionale e agiscono su quei mercati".

Questa vicenda mostra che tra i circuiti illegali e quelli legali sia possibile una certa osmosi. È davvero così permeabile l'universo della finanza globale?

"Il denaro non puzza, puzza sempre di meno più aumentano i passaggi di questo denaro. Nasce su crediti con le pubbliche amministrazioni nei da parte di imprese in odore di ndrangheta e finisce poi acquistato da assicurazioni o da altre compagnie. In tutti questi passaggi la puzza scompare o diciamo va via via scomparendo".

Esistono norme antiriciclaggio anche a livello europeo, eppure vicende come questa mostrano che il mondo finanziario non è ancora abbastanza trasparente...

"C'è una Direttiva antiriciclaggio a cui fanno riferimento tutti i paesi dell'Unione europea poi c'è chi la applica in un modo e chi la applica in un altro. Devo dire che in questo caso è proprio l'opacità dei veicoli finanziari che di fatto non risponde alle richieste delle direttive antiriciclaggio che invece fanno emergere questi veicoli e dovrebbero permettere a chiunque agisca nel mondo finanziario di renderli decisamente trasparenti. La trasparenza è un bene acquisito nominalmente nell'Unione europea, ma poi praticato anche relativamente poco".

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