Hong Kong, arresti alla manifestazione anti-cinese

Hong Kong, arresti alla manifestazione anti-cinese
Diritti d'autore Vincent Yu/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di euronews
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Prima protesta dopo la nuova legge sulla sicurezza. Una ottantina i fermati

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Almeno 180 dimostranti sono stati arrestati a Hong Kong nel corso della prima mobilitazione anti-cinese dopo il varo da parte del parlamento di Pechino della nuova legge sulla sicurezza. Tutti saranno giudicati in base alle nuove norme che prevedono pene fino all'ergastolo per i reati di terrorismo, secessione e sostegno a forze straniere.

Per gli ispiratori della protesta, le nuove norme sono liberticide. Dennis Kwok: "Di solito mi rivolgo in inglese alla comunità internazionale e ai media, ma questa legge me lo impedisce. Se venissi scoperto a dirvi qualcosa in inglese verrei arrestato appena fuori da questo edificio"

La manifestazione era stata indetta per commemorare il 23.esimo anniversario della fine della colonizzazione britannica, un periodo che molti dei dimostranti considerano con nostalgia. Un sentimento che però non tutti condividono, come sottolinea il professor Victor Gao, dell'Università Soochow di Pechino: "Le nuove norme sono esattamente identiche a quelle imposte dalla Gran Bretagna a Hong Kong fino al 1997, sono norme che si ritrovano in ogni paese del mondo. Dunque il governo cinese è nel suo pieno diritto di legiferare in questo senso su Hong Kong".

La governatrice dell'ex colonia britannica, Carrie Lam ha attaccato "i governi o politici stranieri che sollevano polemiche sulla legge, usando due pesi e due misure. Puntano il dito contro la Cina, ma hanno una propria legge sulla sicurezza". Ha poi ribadito che l'alto livello di autonomia o l'indipendenza giudiziaria di Hong Kong non saranno intaccati".

Accanto ai dissidenti di Hong Kong si è schierato il parlamento di Taiwan, altro territorio sensibile per Pechino. Nella capitale Taipei è ora attivo un ufficio per aiutare le persone che volessero lasciare Hong Kong.

Forte reazione anche da Washington, da dove il segretario di Stato Mike Pompeo minaccia rappresaglie contro la Cina, mentre la presidente della Commisione europea Ursula von der Leyen ha parlato di "mancato rispetto della Legge fondamentale di Hong Kong e degli impegni presi dalla Cina a livello internazionale, per quanto riguarda le procedure d'adozione e la sostanza".

Il Regno Unito, col ministro degli Esteri Dominic Raab, ha esortato la Cina a "fare un passo indietro, a rispettare i diritti della popolazione di Hong Kong e ad onorare i suoi obblighi internazionali".

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