Il controverso ritorno a scuola dei bambini francesi, tra voglia e paure

Da questo martedì i bambini francesi di materna ed elementare tornano sui banchi di scuola. E ancor prima di mettere piede in classe, ricevono istruzioni. Genitori e figli devono mettersi in fila, a distanza gli uni dagli altri. In questo ritorno a scuola, dopo due mesi di reclusione, queste misure di sicurezza sembrano aver in qualche modo rassicurato i genitori. "Regole e distanziamento sociale ci sono, quindi sì, siamo contenti che la scuola riapra, soprattutto per i bambini, perché è da due mesi che aspettiamo", spiega ai nostri microfoni una mamma.
Non tutti però condividono lo stesso ottimismo. A Meyzieu, alle porte di Lione, due terzi degli abitanti hanno tenuto i propri figli a casa. Un ritorno in classe, per quelli che hanno scelto questa opzione, che ha richiesto che il comune preparasse tutto in tempi record, come dice Christophe Quiniou, sindaco della cittadina: "Alla fine siamo riusciti a organizzare tutto in tempo, per dare tranquillità alle famiglie. E' una riapertura limitata e graduale, comunque".
Dentro l'istituto, piccoli gruppi di 12 studenti, banchi distanziati in aule disinfettate due volte al giorno. E lezioni sul distanziamento sociale. "Cosa potremo fare? Sappiamo che non possiamo giocare a calcio, quindi, secondo voi, cos'altro cambierà?", spiega un'insegnante alla classe. "Ad esempio non possiamo toccarci!".
Ci sono novità anche per gli insegnanti: i bambini che rimangono a casa devono continuare ad assistere alle lezioni. Alcuni maestri sono disposti a farlo fuori orario, ma non tutti. "Gli insegnanti che hanno lavorato da casa continueranno a farlo in classe, per poter parlare sia con gli alunni in classe che con quelli che restano a casa", dichiara una preside.
La decisione presa dalla Francia di riaprire le scuole, a differenza di Spagna e Italia, è piuttosto controversa: alcuni sindaci e presidi hanno addirittura deciso di tenere chiusi gli istituti. Il primo cittadino di Saint-Etienne, Gaël Perdriau, alla fine ha deciso di aprire, ma a malincuore, come ci racconta: "Questo perché ho capito che le intenzioni del ministro dell'Istruzione erano più economiche che educative! Ho suggerito di rimandare la riapertura a settembre. Non c'erano altre misure da attuare per fare da babysitter ai bambini i cui genitori devono andare a lavorare, va bene, ma prendere in ostaggio il settore dell'educazione per rilanciare l'economia è una cattiva idea e, in un certo senso, disonesta".
Altre domande rimangono per ora senza risposta: le scuole medie riapriranno il 18 maggio nei dipartimenti verdi, le zone dove il virus circola poco. Per quanto riguarda le superiori, invece, la riapertura non è ancora stata decisa.