I sindacati, settant'anni dopo

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Di Diego Malcangi
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L'UGL celebra il settantesimo con un nuovo logo e la promessa di tutelare anche chi per i sindacati finora non esisteva. Ma è solo il primo degli anniversari: quest'anno anche Cisl e UIL festeggiano settant'anni

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Un coro di voci bianche a cantare l'inno nazionale, poi l'alzabandiera, la presentazione del nuovo logo, più "fluido", come fluido è diventato il lavoro, e i progetti, tanti, per il futuro: l'UGL ha celebrato i primi settant'anni di vita all'insegna del rinnovamento.

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Il coro di voci biancheEuronews

Ma è solo il primo degli anniversari che ci riportano al 1950, anno che possiamo definire ad alta valenza sindacale. Nei prossimi mesi anche Cisl e UIL festeggeranno il proprio settantesimo, ma il contesto in cui nacquero quei sindacati era di grande fermento europeo.

I '50, anni di grande fermento europeo

Basti pensare che in Francia, nell'anno in cui il Barone Bich mise sul mercato la prima penna usa e getta (la Bic Cristal, e quanti contratti e quanti assegni e anche trattati si son firmati con quelle penne), in una fase di estrema instabilità politica, tra un rimpasto di governo e l'altro, viene creato lo Smig, poi ribattezzato Smic, il salario minimo; e il Consiglio di Stato riconosce il diritto di sciopero come libertà fondamentale dell'individuo.

La Francia aveva allora un regime parlamentare, cosa non proprio apprezzata dal liberatore De Gaulle che si chiuse in un Aventino fino al 1958; cadde il secondo governo Bidault e nacque il terzo con lo stesso Primo Ministro, cadde anche quello quattro mesi dopo e nacque il secondo governo Queille, che ebbe appena il tempo di varare una finanziaria lacrime e sangue, con 25 miliardi di tagli alla spesa pubblica. Durò due giorni, quel governo. Poi nacque il primo governo Pleven, che durò sette mesi, arrivando almeno al 1951.

L'Europa era uscita da poco dal secondo conflitto mondiale, la Germania viveva un drammatico gap generazionale, e le profonde ferite lasciate dal regime nazista impedirono ogni approccio ideologico, sicché l'esperienza sindacale unitaria è praticamente rimasta tale fino ai giorni nostri, mentre in Italia e Francia avvennero diverse scissioni, dovute da una parte al progressivo allineamento a sinistra del sindacato e dall'altra all'insorgere della guerra fredda, con una progressiva spinta - in qualche modo sollecitata anche da parte statunitense - all'isolamento di movimenti e partiti troppo vicini all'Unione Sovietica. In Francia, per gli stessi motivi che determinarono la frattura in seno alla CGIL, risale già al 1949 la scissione di Force Ouvrière dalla CGT, allineata al partito comunista. E nello stesso anno avvenne una frattura del tutto simile nella Federazione Sindacale Mondiale, nata a Parigi appena quattro anni prima e dominata dai comunisti. Nacque la Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi, nella quale confluirono i sindacati anti-comunisti. Si scioglierà nel 2006 per far posto alla Confederazione Sindacale Internazionale. 

Era un periodo, cioè, in cui si assisteva ad avvicinamenti e prese di distanza, nello stesso tempo. In Italia era nata da appena due anni la Repubblica, era stato un parto doloroso, con un referendum contestato, la quasi-sommossa dei monarchici a Napoli, le mitragliatrici che spararono sulla folla.

La nascista della CISL

Ferite che due anni dopo erano ancora fresche, ma fu un'altra ferita ad aprire il varco tra l'ala comunista e quella cattolica in seno alla CGIL, all'epoca sindacato unitario, nato nel '48 con la firma del Patto di Roma tra Giuseppe Di Vittorio, Emilio Canevari, Bruno Buozzi e Achille Grandi: la scintilla fu il ferimento dell'allora segretario del PCI, Palmiro Togliatti, da parte di uno studente, Antonio Pallante.

Fu proclamato uno sciopero generale, che la parte cattolica considerò elemento probante dell'avvenuto allineamento del sindacato al PCI, che in quei mesi si metteva all'opposizione, restando poi fuori dal governo De Gasperi. Fase costituente terminata, e terminata anche l'esperienza sindacale unitaria: nacque la Libera CGIL, che poi nel '50 divenne CISL, con un evidente richiamo all'esperienza pre-fascista della CIL (1918-1926). Ma erano anche, come detto, gli USA a vedere di buon occhio la nascita di un sindacato più filo-governativo, nel momento in cui prendeva piede un esecutivo atlantista.

Da un'ulteriore scissione nacque in quello stesso anno 1950 anche la UIL (scissione avvenuta pochi mesi dopo la Libera CGIL, o LCGIL: nacque inzialmente come FIL, poi nel '50 divenne UIL ed ebbe non pochi problemi iniziali, per via del rifiuto di confluire nella LCGIL -o dopo nella Cisl, come avrebbero voluto gli USA).

Nel frattempo la CGIL scendeva in piazza proprio contro la linea atlantista del governo e anche contro il piano Marshall.

I '50 furono poi anni dalla conflittualità relativamente bassa, nonostante un'altissima disoccupazione, o più probabilmente proprio a causa di questa: si trattava di procacciare il lavoro, prima dei diritti del lavoratore. Ma erano anche gli anni in cui iniziava il boom economico, quella crescita che portò poi l'Italia tra le grandi potenze mondiali.

L'Europa da Marshall a Schuman

Ma erano anche i giorni, i mesi, in cui si formava l'idea europea: nel 1950 nacque l'Unione Europea dei Pagamenti (fino al 1958), utile prima di tutto per gestire le transazioni internazionali relative ai fondi del piano Marshall; a Roma nel luglio dello stesso anno il Movimento Europeo tenne una Conferenza Sociale per delineare quelle che sarebbero poi state le linee di politica sociale europee (dialogo difficile tra Paesi ad alta disoccupazione ed altri che ne avevano poca). Presidenti onorari del Movimento Europeo, che raggruppava una ventina di iniziative europee ed europeiste, erano Leon Blum, Winston Churchill, Alcide De Gasperi, il belga Spaak e poi anche Konrad Adenauer, il conte Kalergi e l'allora Ministero degli Esteri francese, Robert Schuman, che proprio quell'anno, il 9 maggio, pubblicò il cosiddetto "piano Schuman" che portò l'anno dopo alla creazione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio), embrione del mercato comune europeo e poi dell'UE.

Dai fatti di Modena alla riforma agraria e alla Cassa del Mezzogiorno

Tornando in Italia, il 1950 si era aperto con l'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena: era stato indetto uno sciopero, contro il licenziamento di 500 operai. Per impedire l'occupazione della fabbrica, la polizia sparò, uccidendo sei manifestanti e ferendone altri 200.

Nei 2-3 anni precedenti, nella sola Modena erano stati denunciati oltre 3.500 braccianti agricoli, per l'occupazione delle terre. Erano anni di dura repressione. Nel 1950 fu però varata la riforma agraria: esproprio dei latifondi e redistribuzione delle terre, che trasformò molti braccianti in piccoli imprenditori (ma fu quella stessa riforma a impedire poi lo sviluppo di moderne imprese agricole, per via dell'estrema parcellizzazione).

E sempre in quel 1950 fu creata anche la Cassa del Mezzogiorno.

Erano insomma anni di grande fermento, in tutta Europa. E l'Italia aveva le sue particolarità: da una parte la recente fine della monarchia e il passaggio a un regime democratico, costituzionale e parlamentare; dall'altra lo sviluppo del più potente Partito Comunista di tutta l'Europa Occidentale; dall'altra ancora il superamento più "morbido" rispetto alla Germania dell'esperienza fascista.

La nascita della Cisnal

Sicché, mentre Cisl e Uil nascevano da dolorose separazioni, a destra nasceva la Cisnal, guidata da Giovanni Roberti, parlamentare del MSI. Ma poi al primo congresso venne eletto Giuseppe Landi, che non era un quadro del Movimento Sociale. Il sindacato rimase però strettamente legato al partito post-fascista fino al 1980, quando l'allora segretario Ivo Laghi firma un protocollo con Giorgio Almirante, sancendo l'indipendenza del sindacato dal partito.

E poi l'UGL

Negli anni '80 la Cisnal iniziò a conquistare le fabbriche, poi arrivarono anni di crisi. Nel 1996, con l'allora segretario Mauro Nobilia, la Cisnal ingloba alcuni sindacati autonomi e diventa UGL. Sindacato per anni vicino alla nuova realtà della destra. Alleanza Nazionale, dalla quale ha mantenuto però una certa indipendenza. Fino ad allontanarsene definitivamente ed avvicinarsi, in questi ultimi anni, alla Lega.

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Le tribolate gestioni post-Polverini avevano causato una forte flessione (dovuta anche a qualche scandalo) fino all'elezione di Paolo Capone, pur inizialmente contestata. L'attuale segretario è al secondo mandato, e dopo aver avviato un programma di internazionalizzazione del sindacato e un anno completamente dedicato ai morti sul lavoro ha ora dato la stura al rinnovamento: nuovo logo e nuova mission: la tutela di fasce scoperte dei lavoratori, dai rider alle partite Iva. Perché "Il lavoro cambia. Anche noi", dice lo slogan presentato in serata.

In marzo sarà la UIL a celebrare il settantesimo anniversario; e in aprile la CISL.

E mentre la Francia ribolle e sembra tornata a un sindacalismo barricadero d'antan, con uno sciopero ad oltranza che coinvolge trasporti, scuola, informazione, avvocatura... resta da vedere se anche in Italia i senttant'anni delle sigle sindacali le riporteranno nelle strade e nelle piazze: magari sullo stesso tema che li unisce in Francia, la riforma delle pensioni.

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