Aramco debutta in borsa e balza subito oltre il 10%, dopo l'Ipo più alta di sempre

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Di Giulia Avataneo
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Il colosso petrolifero ha messo sul mercato l'1,5% delle sue azioni e raccolto 25,6 miliardi di dollari, superando il record della cinese Alibaba

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Un balzo del 10% per Saudi Aramco subito dopo il suono della campanella alla borsa di Riad.

Era prevedibile il successo per l'inizio delle contrattazioni del colosso petrolifero saudita, che ha messo sul mercato l'1,5% delle sue azioni, dopo aver raggiunto l'offerta pubblica iniziale più alta della storia. Superata anche la cinese Alibaba, con una valutazione di 1,7 trilioni che ha fruttato alla compagnia più di 25,6 miliardi di dollari.

L'analista: Aramco non sostenibile sul lungo periodo

Rimandata per anni, la quotazione di Saudi Aramco viene definita dagli analisti finanziari al tempo stesso un successo e un fallimento. Il Paese del Golfo ha dovuto rivedere più volte i suoi piani. La compagnia avrebbe voluto mettere sul mercato il 5% delle sue azioni e quotarsi sulle piazze più prestigiose della finanza. Ma l'operazione non ha conquistato i portafogli internazionali, spingendo Riad a un esordio più sicuro sul mercato casalingo.

"Secondo molti investitori Aramco non è una buona scelta perché i suoi profitti non sono destinati a durare - spiega Jochen Stanzl, analista di Cmc per la Germania e l'Austria - L'investimento nel petrolio non viene visto come una strategia sostenibile sul lungo periodo".

Numeri da record, anche per l'inquinamento

Un decimo del petrolio che arriva sul mercato proviene da Aramco, che però è anche la compagnia più inquinante al mondo. In questa classifica i primi 5 posti - come prevedibile - spettano tutti a giganti petroliferi, come emerge dalla grafica qui sotto. 

La società saudita annovera fra i rischi proprio il cambiamento climatico: "Nei prossimi anni la domanda di combustibili fossili potrebbe subire un calo - si legge sul prospetto informativo necessario per la quotazione - a causa della pressione crescente sui governi per una riduzione delle emissioni e lo sviluppo di fonti di energia alternative".

In futuro - avvisa la compagnia - non è escluso che le aree in cui la società opera siano soggette a normative sempre più stringenti. 

La "visione" dell'Arabia Saudita

L'obiettivo del principe ereditario Mohamed bin Salman per il gioiello di famiglia erano i due trilioni di dollari. Per questo ora il regno punta sulle sue personalità più benestanti, per investire nell'operazione alla base della strategia di sviluppo nazionale, "Vision 2030". Un piano che punta a differenziare l'economia saudita dal petrolio, che pure rimane un asset vitale per il Paese. 

Il petrolio è un patrimonio destinato a esaurirsi e che ha già esposto la sua fragilità. A settembre le raffinerie del Paese sono state colpite dall'attacco di un drone, di cui Riad ha accusato l'Iran, storico rivale del Paese del Golfo. Teheran ha negato ogni coinvolgimento, ma l'incidente ha fatto lievitare il prezzo del greggio del 20%.

Se vuole mettersi al riparo dalla volatilità dei mercati, l'Arabia Saudita deve affrancarsi almeno in parte dall'economia del petrolio. Questo comporta anche l'apertura al turismo e - si spera - alle riforme liberali.

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