Dopo giorni di violenti scontri a seguito del carcere inflitto aileader separatisti, centinaia di secessionisti hanno organizzato una protesta nel centro di Barcellona
Dopo giorni di violenti scontri dovuti al carcere inflitto ai leader separatisti, centinaia di manifestanti hanno organizzato una protesta nel centro di Barcellona.
Il Presidente regionale catalano, Quim Torra, nega che gli artefici dei disordini siano rappresentativi della maggioranza, tuttavia intima al Governo centrale di sedersi a un tavolo e parlare, altrimenti le proteste continueranno.
"Gruppi radicali da cui prendiamo le distanze - dice Torra - hanno creato alcune scene che non ci sono piaciute, e che rifiutiamo e condanniamo: non ci può essere una scusa per non sedersi, parlare e negoziare, e non può esserci irresponsabilità di Sanchez di non rispondere al telefono al presidente della Catalogna".
L'incursione a Barcellona del Primo Ministro spagnolo, Pedro Sanchez, e del Ministro dell'Interno, Grande Marlaska, riceve qualche fischio, senza conseguenze più gravi.
Il Capo del Governo spera che non succeda nulla che possa rompere la precaria intesa tra la Polizia spagnola e quella catalana.
"In momenti come questi è essenziale garantire la moderazione che è rappresentata dalle forze di sicurezza, la cui co-esistenza è in dubbio, penso che voi siate un esempio di professionismo".
Tensione al massimo tra Barcellona e Madrid
La situazione in Catalogna regge a fatica: l'ordine pubblico è garantito da due forze di Polizia, di cui una, quella più attiva, risponde al Governo indipendentista catalano, che non condanna, come vorrebbe Madrid, i facinorosi.
"In questi giorni la tensione non solo è palpabile nelle strade, ma anche a livello politico - dice la giornalista Cristina Giner- con le elezioni previste il 10 Novembre, e in piena campagna elettorale, i Partiti politici camminano sui vetri e cercano di evitare slogan troppo faziosi per non perdere voti".