Rouen: le conseguenze economiche dell'incendio alla Lubrizol

Rouen: le conseguenze economiche dell'incendio alla Lubrizol
Diritti d'autore 
Di Salvatore Falco
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Rouen: le conseguenze economiche dell'incendio alla Lubrizol. Per il settore caseario ha significato la perdita dell'intera stagione.

PUBBLICITÀ

La nube carica di diossina provocata dall'incendio nello stabilimento dell'industria chimica Lubrizol di Rouen ha costretto le autorità francesi a ordinare la messa in quarantena della produzione agricola della zona. Per i settori con prodotti deperibili ha significato la perdita dell'intera stagione.

Charlie Alleaume è un imprenditore imprenditore caseario: "Si chiama principio di precauzione. I produttori di latte hanno dovuto buttare il latte. Noi, produttori a denominazione di origine protetta (DOP), abbiamo continuato la nostra produzione e l'abbiamo messa in quarantena nei nostri locali asciutti. Finanziariamente, il problema è che continuiamo a lavorare, ma non possiamo vendere, quindi abbiamo circa 35.000 formaggi bloccati nella nostra cantina e aspettiamo. Dobbiamo continuare a pagare il nostro personale, lavoriamo da 15 giorni senza sapere cosa accadrà".

Secondo il ministro dell'agricoltura, 3000 agricoltori sono stati danneggiati dall'incendio, un danno calcolabile tra i 40 e i 50 milioni di euro. Un importo che dovrebbe essere coperto da un fondo speciale che la Lubrizol si è impegnata a creare. Ma a Rouen, anche altre imprese sostengono di essere state colpite e che il fondo non sarà sufficiente.

"I negozi del centro città sono stati danneggiati da quanto è accaduto, per diverse ragioni - sostiene  Fabien Grouselle, dirigente del comune di Rouen - la principale è che la nube di fumo ha avuto un impatto sul numero di visitatori, soprattutto il giovedì dell'incendio, ma anche nel week-end successivo, con un numero di clienti inferiore del 50%".

Oltre ai negozianti locali, anche fornitori, subappaltatori e clienti della Lubrizol hanno dovuto ridurre la loro produzione e tagliare le ore di lavoro. L'incidente ha sollevato un problema di opportunità sul fatto che le industrie chimiche non debbano essere costruite vicino alle grandi città.

"La prima lezione che si può trarre da questa esperienza è che abbiamo bisogno di fornire agli abitanti un'informazione migliore, seria, rigorosa e indipendente - dice il parlamentare francese Christophe Bouillon - Dobbiamo anche esaminare più da vicino le garanzie da offrire per conciliare qualità della vita, salvaguardia dell'ambiente e presenza industriale sul territorio. Permettetemi di ricordare che la Seine-Maritime (la regione amministrativa in cui si trova Rouen) è una zona industriale, le fabbriche sono state qui quasi da sempre, ma - ed è legittimo - la gente si aspetta di più in termini di sicurezza".

"Le indagini sono volte a scoprire come sia stata possibile una simile catastrofe nonostante i severi controlli di sicurezza previsti dalla direttiva europea SEVESO - conclude il giornalista di euronews, Guillaume Desjardin - Questa direttiva è stata creata dopo la catastrofe ecologica del 1976 nella città di Seveso, in Italia, e da allora è stata aggiornata dopo ogni grave incidente industriale. L'incendio di Lubrizol, di due settimane fa, è destinato ad apportare un ulteriore aggiornamento".

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Disastro Lubrizol: il Senato contro il governo, scarsa tutela della popolazione colpita

Rouen come Seveso: mancanza di preparazione, manutenzione e informazione volani per le tragedie

Parigi: la polizia sgombera decine di migranti davanti all'Università Sorbona