Per il non giorno consecutivo i dimostranti, guidati dalle organizzazioni indigene, hanno marciato sulla capitale Quito scontrandosi con le forze di polizia.
Non si placano le proteste in Ecuador contro il presidente Lenin Moreno. Per il non giorno consecutivo i dimostranti, guidati dalle organizzazioni indigene, hanno marciato sulla capitale Quito scontrandosi con le forze di polizia.
I dimostranti chiedono il ritiro immediato del pacchetto di misure di austerità che ha tra l'altro cancellato i sussidi ai carburanti, provocando pesantissimi aumenti del prezzo di numerosi beni di consumo.
Nella giornata di venerdi', la proposta di dialogo del presidente è stata subito respinta dai leader indigeni. Moreno, che qualche giorno fa aveva trasfertito la sede del governo da Quito a Guayaquil, continua a rifiutarsi di ritirare il decreto attuato in cambio di un prestito da 4,2 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale.
"Vogliamo che sia chiaro che chiediamo soltanto la cancellazione di un decreto che colpisce tutti gli ecuadoriani. Non siamo qui per distruggere la capitale".
Le due parti restano dunque lontane nonostante il tentativo di mediazione della chiesa cattolica. Nel paese sudamericano rimane in vigore anche lo stato di emergenza, mentre il bilancio degli scontri è di almeno quattro morti e centinaia di feriti.