La 'piccola Schengen' dei Balcani occidentali è in cantiere

Il convitato di pietra è l'Unione Europea, che sull'apertura ai Balcani occidentali ragiona da tempo, a condizione che prima vengano risolte le dispute interne. Nel solco di un multilateralismo non più procrastinabile, Serbia, Albania e Macedonia del Nord hanno gettato dunque le basi per la realizzazione di una piccola Schengen.
"Siamo aperti alla partecipazione di tutti e sei i Paesi dei Balcani occidentali - dice il presidente serbo Aleksandar Vucic - qui abbiamo inaugurato i nostri principi ed è comprensibile che tutti siano i benvenuti". Concetto ripreso dal premier macedone Zoran Zaev.
La declinazione balcanica del bene comune risiede nella creazione di una zona di libera circolazione delle merci, dei cittadini e dei servizi tra i tre Paesi, che hanno partecipato al vertice di Novisad. La prossima tappa di avvicinamento all'obiettivo è in programma il 10 novembre a Ohrid con una nuova riunione per la definizione di un quadro d'accordo.
Nella dichiarazione congiunta, Zaev e il collega albanese, Edi Rama, hanno sostenuto che "l'idea si basa sull'attuazione delle quattro libertà fondamentali dell'UE: la libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi". Vucic, Zaev e Rama avevano affrontato la questione in modo informale nell'incontro del mese scorso a New York, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Per Vucic, con l'eliminazione delle barriere nell'interscambio si favorirebbe una più intensa collaborazione economica fra i Paesi dei Balcani occidentali: un mercato con 20 milioni di consumatori potenziali.
Secondo la road map, entro la fine del 2021 i cittadini attraverseranno la frontiera senza indugio. I dettagli dell'intesa saranno discussi a Ohrid.