Sea Watch 3: la lunga attesa sul mare

Peschereccio al porto di Lampedusa
Peschereccio al porto di Lampedusa
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Di Simona ZecchiValerie Gauriat
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La Sea Watch 3 è ancora al largo di Lampedusa. Intanto ieri il Tar del Lazio, secondo quanto dichiarato dal Viminale, ha respinto il ricorso della nave mosso per contestare il divieto di ingresso in acque territioriali. La voce dei pescatori di Lampedusa e le dichiarazioni della portavoce della nave

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La Sea Watch 3 si trova ancora a 16 miglia da Lampedusa con a bordo i migranti soccorsi una settimana fa. Mentre il Tar del Lazio, martedì 18 giugno, ha respinto il ricorso della Sea Watch per contestare il divieto di ingresso in acque territoriali. Intanto la procura di agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta ipotizzando il favoreggiamento d'immigrazione clandestina. Nei giorni scorsi, infatti, il Viminale aveva dato l'autorizzazione allo sbarco di 10 delle 53 persone a bordo, fra cui persone che stavano male e bimbi in fasce. La Sea Watch 3 ha poi negato di aver ricevuto alcuna notifica sulla decisione del Tar del Lazio. Lo scorso 16 giugno la Guardia di Finanza aveva notificato al capitano della nave il decreto di sicurezza bis approvato sabato 15 giugno. Decreto che prevede la confisca della nave alle ONG che in precedenza (proprio come la Sea Watch 3) hanno effettuato l'ingresso in Italia senza autorizzazione, decreto che il ministro Salvini aveva subito reclamato a soccorso avvenuto della nave.

Euronews è andata a Lampedusa e ha sentito i pescatori del luogo, registrando le loro reazioni. La nostra Valerie Gauriat ha anche intervistato la portavoce della Sea Watch Giorgia Linardi, che ha affermato:

"Tripoli e la Libia in generale non sono considerate dalla comunità internazionale un porto sicuro, in parte anche il governo italiano lo ha ammesso, e il capitano non può riportare indietro le persone anche considerando le storie che hanno riferito".

"Mentre si attendono le sorti della Sea Watch 3 - riferisce la nostra inviata - la collera qui a Lampedusa monta, molti e tra loro diversi pescatori, riferiscono di essere stati abbandonati dall'Unione europea da tempo e tutto per "appoggiare il cosiddetto business dell' immigrazione".

Un giovane pescatore ha dichiarato di aver votato per la Lega perché "con Salvini si sente al sicuro" e ha condannato il comportamento dell'Unione europea sottolinenando che ad aver depredato il continente africano sono stati tedeschi e francesi e che gli europei "devono smetterla di derubare le loro ricchezze".

Per correttezza storica qui riferiamo che anche l'Italia tra gli europei ha una sua storia coloniale in Africa, iniziata sul finire dell’Ottocento e spesso rimossa dalla memoria, dove le popolazioni sono state spesso sottomesse, e che come gli altri anche il nostro Paese si è reso responsabile di atrocità e violenze.

E' di ieri, invece, 18 giugno, lo sbarco degli 11 migranti salvati dalla Guardia costiera tunisina, privi di documenti a bordo di una piccola imbarcazione in difficoltà al largo dell'Isola della Galite, nel governatorato a Biserta.

Di poco precedente poi è l'autorizzazione delle autorità tunisine dello sbarco a Zarzis del rimorchiatore Maridive 601, con 75 migranti a bordo, soccorsi al largo della Libia, e da 18 giorni al largo in attesa dell'autorizzazione ad entrare in porto. Secondo la Mezzaluna Rossa tunisina l'autorizzazione sarebbe stata subordinata all'accettazione del rimpatrio volontario per i migranti: 64 bengalesi, nove egiziani, un marocchino e un sudanese.

Risorse addizionali per questo articolo • Inviata V. Gauriat, edizione italiana a cura di Simona Zecchi; testo di Simona Zecchi

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