Elezioni e mercati, i timori degli investitori per gli scenari post-voto

Elezioni e mercati, i timori degli investitori per gli scenari post-voto
Di Giulia Avataneo
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Nei prossimi mesi si rinnovano Parlamento, Commissione e i vertici della Banca centrale europea. Quale potrebbe essere l'impatto delle urne sulle borse del continente e sullo spread? Ne abbiamo parlato con Pictet Asset Management, advisor finanziario con un portfolio di 400 miliardi di euro.

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I prossimi sei mesi saranno cruciali per i futuri equilibri dell’Unione europea. Non solo si rinnova il Parlamento e la Commissione, ma anche il vertice della Banca centrale, con Mario Draghi che termina il mandato a fine anno. Due aspetti strettamente collegati, con conseguenze sui mercati finanziari.

L'impatto del voto sui mercati è al centro dell'analisi post elettorale di Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management, che amministra un portafoglio di oltre 400 miliardi.

"Sul fronte mercati, il voto non cambia in modo rilevante le prospettive europee. Si può immaginare una lieve indicazione positiva per gli asset rischiosi europei per aver superato un (possibile) momento difficile senza traumi - dice Delitala - per un effetto di medio-lungo periodo, però, bisognerà aspettare e vedere se e cosa cambierà nei prossimi giorni, fino alle prime nomine. L’evento più “temibile” sarebbe la nomina di un Presidente non mediterraneo (Weidmann?) alla guida della BCE. L’incidenza negativa, più che sugli asset europei in aggregato, si avrebbe su quelli periferici e l’Italia in particolare. È comunque troppo presto per poter fare delle ipotesi certe".

Secondo Delitala, in relazione agli asset italiani i prossimi mesi rischiano di essere volatili: "Da un lato l’affermazione della Lega a spese del M5S dovrebbe indurla ad avanzare richieste in Europa per aggiungere capacità di spese infrastrutturali o riduzione delle tasse (flat tax). Dall’altro lato l’atteggiamento dell’Europa non sarà accondiscendente, poiché la posizione italiana risulta isolata: la notizia di lunedì 27 maggio, ad urne appena chiuse, è che la Commissione, il prossimo 5 giugno, potrebbe aprire una procedura d’infrazione all’Italia per mancato raggiungimento degli obiettivi di deficit del 2018. Dejà vu o scontro definitivo?".

Ecco il video integrale dell'intervista pre elezioni ad Andrea Delitala:

D: "Qual è lo scenario più probabile che potrebbe determinarsi da lunedì in Europa?"

R: "Ppe e Pse perderanno quasi certamente maggioranza assoluta e dovranno cercare nuove alleanze. Presumibilmente si rivolgeranno al centrodestra, coinvolgendo i partiti dell’Alde (liberali) o i Verdi, difficilmente riuscendoci con entrambi. Si prefigura dunque uno scenario in cui Francia e Germania saranno ancora egemoni negli equilibri europei.

Per i nuovi partiti anti-establishment la soglia critica è del 30%. Se si superasse il terzo dei seggi potrebbero creare qualche incognita. Forse potrebbero guastare la festa nel caso di nomine, ma difficilmente infliuiranno sull’agenda politica europea".

D: "Che conseguenze potrebbero esserci per gli asset europei?"

R: "Nel primo caso, in cui si rimane in un terreno conosciuto, senza troppi shock, il mercato potrebbe reagire con favore il superamento di un ostacolo. Diversamente potrebbero esserci delle sorprese, anche perché quest’anno si verifica la coincidenza della scadenza della guida dell’Ue e della Bce, quasi in contemporanea.

Nel caso in cui i partiti euroscettici trovassero un’unità di intenti ostacolando l'elezione in Commissione di un candidato tedesco (o di area tedesca), la Germania potrebbe spingere per assumere la guida della Bce. La sola ipotesi di un banchiere centrale teutonico, più rigoroso, potrebbe far dilatare lo spread, già tra giugno e luglio, oltre quota 300 punti base.

In generale questa soluzione sarebbe meno gradita ai mercati, perché propenderebbe per una politica fiscale un po’ più permissiva ma una monetaria più rigida, di cui farebbero le spese i Paesi periferici come l’Italia.

C’è però anche uno scenario più positivo..."

D: Quale?

R: "L’ipotesi è più remota e richiederebbe anche più tempo per verificarsi. Nel caso in cui la Lega cambiasse un po’ rotta, abbandonando le tentazioni anti-euro e convergendo verso posizioni più moderate, cercando un ingresso nel Ppe, questo scenario sarebbe molto positivo.

Lo spread diminuirebbe in maniera sostanziale, perché verrebbe erosa quella quota, di almeno 80 punti, attribuibile, ascrivibile a un rischio Italexit.

Ovviamente dovrebbe però consumarsi l’alleanza di governo e formarsene una di centrodestra, trovando un nuovo leader. Anche il leader attuale potrebbe vestire quei panni, ma Salvini dovrebbe deporre la spada della sfida populista per cercare un approccio più costruttivo verso le istituzioni europee".

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