Ma i partner d'oltralpe non sembrano starci: "non costruiremo il tunnel da soli". Pressing anche da Bruxelles
Sulla Tav non si esce dallo stallo: il vertice notturno di oltre cinque ore non è bastato a sciogliere i dubbi del governo italiano, ancora diviso tra supporto leghista e ostinato ostracismo pentastellato.
Il premier Conte ha convocato il dg di Telt, la società franco-italiana che si occupa della costruzione del tunnel: in discussione c'è "la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici". In altre parole, dal momento che il traffico merci verso la Francia è diminuito, il governo italiano vuole ricontrattare la propria quota di investimenti, al momento decisamente più onerosa rispetto a quella francese. "E' chiaro - ha detto Conte in conferenza stampa - che allo stato attuale, il criterio di ripartizione dei finanziamenti non appare equo, ed è un fatto che merita un approfondimento".
Resta perô aperta la questione dei dei bandi, in scadenza lunedì: se a quella data Telt non avrà preso una decisione l'Italia potrebbe perdere una prima tranche di finanziamento pari a 300 milioni di euro, con altri 500 in scadenza a breve termine.
Per questo i partner francesi restano col fiato sul collo dell'Italia: "Non costruiremo un tunnel da soli" ha dichiarato il ministro dei Trasporti Elisabeth Borne "confido che gli italiani confermino il loro impegno". Mentre da Bruxelles si apprende che la commissaria europea ai trasporti Violeta Bulc starebbe praprando una lettera, per ricordare ancora una volta all'Italia gli onerosi costi economici - tra penali e fondi da restituire - a cui andrebbe incontro in caso di ripensamento.
Ma secondo Conte, la Commissaria avrebbe anche ipotizzato un incremento dei contributi destinati all'Italia, in modo da riequilibrare l'investimento chiesto rispetto alla Francia: il che, secondo il Premier, renderebbe evidente come anche a Bruxelles "si rendano conto che il criterio di ripartizione attuale non appare del tutto equo".