Salvini, gli Hezbollah e Israele: a tu per tu con Alessandro Politi direttore della Nato Foundation

Salvini, gli Hezbollah e Israele: a tu per tu con Alessandro Politi direttore della Nato Foundation
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Di Simona Zecchi
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Il significato delle parole affermate da Salvini che significato o conseguenze possono avere nei rapporti delle nostre interforze nel Nord del Libano in ambito Unifil? Ma non solo il rapporto con il Medio Oriente, l'Iran e uno sguardo indietro quando Unifil è stato fondato (19 marzo 1978)

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L'affermazione di Matteo Salvini, di poco successiva alla sua visita in Israele dal premier Netanyahu e nella zona strategica al nord del Libano, al confine con Israele, dove circa una settimana fa l’esercito aveva avviato l’operazione militare “Scudo del Nord”, ci ha condotto durante l'intervista concessa dal Direttore della Nato Foundation Alessandro Politi, su un terreno storico che però ha attinenza con la nostra attualità, o sul quale vale la pena comunque riflettere e "sostare". Qui in calce l'intervista di due minuti rilasciata ieri:

Lodo Moro: un salto indietro nel tempo

C'è una questione che continua a emergere nel nostro Paese a più riprese, la questione detta del Lodo Moro, quel patto segreto di non belligeranza stipulato nella prima metà degli anni Settanta tra i nostri servizi di sicurezza e i "fedayyin" palestinesi per evitare attentati in Italia. Anche di recente, nel 2017, il capo della Polizia Franco Gabrielli (e anche ex capo della nostra intelligence interna AISI), intervistato sul perché il nostro Paese non sia stato ancora toccato direttamente dal terrorismo islamico, ha assicurato riguardo all'esistenza allora dell'accordo, smentendo invece una qualsiasi sua continuazione attuale.

Diversa poi la documentazione ormai a oggi disponibile che lo attesterebbe. Di recente durante un convegno avuto luogo a Rende in Calabria, il 12 maggio, e organizzato dal Centro di documentazione scientifica sull’Intelligence dell’Università calabrese, lo studioso Giacomo Pacini ha riferito che “sulla base del materiale che è stato possibile rinvenire, si evince che i primi contatti tra funzionari dei Servizi segreti italiani ed emissari palestinesi avvennero a fine 1972 nell’ambito di una trattativa che portò alla liberazione di due militanti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (Fplp) arrestati nel precedente agosto per aver nascosto un ordigno in un mangianastri portato inconsapevolmente su un aereo israeliano da due turiste inglesi."

Un Lodo Moro ante litteram, insomma, che prese davvero forma soltanto con l'intervento dell'ex Presidente Dc Aldo Moro, sequestrato e ucciso nel 1978. Al dottor Politi abbiamo chiesto cosa poteva dirci riguardo all'attuale esistenza del patto, con riferimento proprio a una intervista dell'ex Presidente picconatore Francesco Cossiga datata 2008 in cui il senatore a vita aveva espressamente dichiarato, in merito al Lodo Moro, che i principi del patto erano per lo meno allora nel 2008 ancora applicati, secondo gli accordi presi dal governo Prodi con Hezbollah per quello che riguarda la presenza in Libano dalle truppe italiane. Una sorta di regime di tranquillità garantita alle truppe in cambio del silenzio sul riarmo stesso di Hezbollah. Cossiga sempre nel 2008 aveva dichiarato in merito all'accordo stesso: ''Un giorno la Polizia fermò un camioncino sospetto, che era di Pifano (Daniele ndr), il capo degli autonomi di via dei Volsci: dentro c'era un missile. Dopo il suo arresto, ricevetti un telegramma da parte di George Habbash, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Rivendicava la proprietà di quel missile e protestava perché avevamo violato 'il patto'''. ''Quale patto?, chiesi io - racconta -. E da lì venne fuori la storia di un accordo tra servizi segreti per evitare che l'Italia fosse oggetto di attentati terroristici. In cambio, noi eravamo zona franca per loro." (Archivio ANSA)

A questo proposito Politi ha dichiarato: "Il Lodo Moro è un qualcosa che è stato abbastanza documentato. Quello che ci ha lasciato Cossiga resta la sua dichiarazione, certo, e molte cose l'ex Presidente se le è portate via con sé. Osservo soltanto che quando si è trattato di gestire le crisi libica e siriana, molti nostri Paesi partner e alleati hanno trattato con gente assolutamente impresentabile per i loro fini nazionali. Hanno trattato, stanno trattando, stanno rifornendo (...). Per quanto riguarda la continuazione del Lodo Moro, può esserci o meno, e comunque è una pratica e una capacità di accordo che il nostro Paese ha sempre avuto. Vorrei ricordare che durante la lunga stagione del terrorismo dell'IRA, nel Nord dell'Irlanda ci sono stati finanziamenti che venivano dagli Stati Uniti. Nessuno ha fatto niente. Purtroppo la politica è fatta di aspetti indicibili, non comunicabili non così agevoli come fare un Tweet".

Di seguito invece la sintesi dei temi affrontati per intero durante l'intervista:

"Da un punto di vista prettamente politico - spiega Politi - c'è un doppio obiettivo (da parte di Salvini ndr): uno a favore del Governo Netanyahu che non si trova proprio in condizioni brillanti per un affare di corruzione, due per curare un settore elettorale interno", insomma per campagna elettorale. "L'Unifil - continua - conduce operazioni di prevenzione indispensabili, monitoraggio e una mediazione politica costanti che sono necessari per mantenere da anni tranquilla quella frontiera", riferisce l'analista che in modo netto poi afferma:

"La funzione di Unifil è importantissima nel suo complesso e per gli italiani nello specifico, queste parole possono avere ripercussioni immediate": sia dal punto di vista della fluidità dei contatti sia dal punto di vista della sicurezza (delle nostre truppe ma non solo), conseguenze queste ultime che certo non ci auguriamo.

Politi individua altri due punti sensibili che possono scaturire in conseguenza dell'azzardo di parole mosso da Salvini:

**L'Iran. "**Chi dice Hezbollah dice Iran (alleato del gruppo radicale sciita libanese ndr): noi importiamo petrolio iraniano come da ultime concessioni da parte degli Stati Uniti. E' un fatto.

Terrorismo. In uno scenario in piena evoluzione qual è quello del mondo terroristico attuale, per cui oggi si combatte contro un Califfato come dire "smaterializzato", dichiarazioni del genere alzano il profilo di rischio terroristico per un Paese, basta poco per fornire l'occasione a qualcuno che è passato, come dire, dal lato oscuro della forza".

Politi ricorda a questo proposito un precedente (2006), sempre nell'ambito Lega, quando l'ex ministro Roberto Calderoli in piena crisi politica fra Danimarca e Paesi dell'organizzazione della Conferenza Islamica indossò una maglietta anti Islam sulla quale era stampata una delle vignette satiriche su Maometto. Fatto che provocò una manifestazione di protesta davanti al consolato italiano che sfociò in gravi disordini in cui perirono 11 persone mentre 25 rimasero ferite.

"Gli accordi sono molto precisi - conclude Politi - l'ONU non si muove prima che tutte le parti siano concordi, poi ci sono state garanzie volte al disarmo di tutte le parti che di fatto poi non è avvenuto. Da anni Unifil fa da cuscinetto a tutto questo e deve essere l'esercito libanese a disarmare una sua parte. La domanda è, in soldoni, vogliamo un'altra guerra civile in Libano?" Spiega ancora Politi. "Questo significherebbe disarmare Hezbollah che è un problema per Israele, certo, ma fu anche Israele che a suo tempo ruppe la stabilità esistente per andare in guerra a causa del rapimento di alcuni soldati (sul Guardian il racconto dell'inizio della seconda guerra del Libano nel 2006, come è a oggi nota ndr). E' una scelta politica, certo, alla quale si può anche rispodere con un negoziato".

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