La funzione, cominciata lo scorso 26 ottobre, va avanti da oltre un mese nella chiesa protestante di Bethel, a L'Aia. In base alla legge olandese la polizia non può interrompere una funzione religiosa.
E' cominciata il 26 ottobre nella chiesa protestante di Bethel, a L'Aia, va avanti 24 ore al giorno e non si sa quando finirà. Una messa infinita, ma soprattutto un escamotage legale per evitare che una famiglia armena di cinque persone venga espulsa dopo che le autorità hanno rifiutato la loro richiesta di asilo, nonostante i cinque vivano in Olanda da nove anni.
In base alla legge olandese la polizia non può interrompere una funzione religiosa. Motivo per cui preti e fedeli provenienti da tutto il paese si alternano giorno e notte per continuare a celebare la funzione e impedire alle autorità di avvicinarsi.
La famiglia Tamrazyan
La famiglia Tamrazyan è fuggita dall'Armenia nel 2009 per ragioni di sicurezza a causa dell'attivismo politico del padre. Negli ultimi tre anni i cinque componenti della famiglia - marito, moglie e i tre figli 21, 19 e 15 anni - hanno fatto parte della chiesa riformata di Katwijk, comune costiero vicino a L'Aia, e hanno vissuto in un centro locale per i richiedenti asilo.
A metà settembre la famiglia è venuta a conoscenza di un ordine di espulsione contro di loro. La figlia maggiore, Hayarpi Tamrazyan, ha invocato l'intervento dei politici olandesi in un video postato sui social media.
"Questa settimana - dice la giovane nel video - potrei essere espulsa dai Paesi Bassi dopo 9 anni. Chiedo il vostro aiuto in nome di mio fratello e mia sorella".
La solidarietà della Chiesa
Un portavoce della chiesa di Katwijk ha detto che i cinque si sono spostati nelle sale dell'edificio della chiesa poco dopo, sostenendo di non sentirsi più al sicuro nel centro di accoglienza.
"Speriamo che la famiglia ottenga un permesso di soggiorno nei Paesi Bassi per due motivi - ha detto il portavoce a Euronews -. Il padre potrebbe essere ucciso in Armenia. I figli vivono nei Paesi Bassi da nove anni e sono radicati qui".
Nonostante l'aiuto della chiesa, sulla famiglia Tamrazyan permaneva la spada di Damocle dell'espulsione. Motivo per cui è intervenuta in suo aiuto la chiesa di Bethel, a L'Aia.
Il pastore Axel Wicke ha detto che la chiesa ha accolto la famiglia Tamrazyan il 26 ottobre e che i fedeli avrebbero pregato "24 ore su 24, giorno e notte", in attesa che la richiesta di asilo fosse riesaminata.
Per tutto il mese, i membri della comunità religiosa hanno postato foto e video della funzione sui social media per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla difficile situazione della famiglia Tamrazyan.
Wicke ha confessato di essere stato "travolto" dalla risposta e dal sostegno arrivato da tutto il mondo. "Molte persone - ha detto - ne hanno abbastanza della demonizzazione delle persone in fuga dalla guerra e dall'oppressione".
Hayarpi Tamrazyan ha ringraziato su Twitter tutti i volontari che hanno già partecipato all'iniziativa.
Reazioni
C'è stata una risposta globale all'iniziativa della chiesa, sia all'interno che all'esterno della comunità religiosa, e l'hashtag #KerkasielBethel è stato ampiamente utilizzato per mostrare sostegno.
"Si diventa una persona migliore quando si entra", ha scritto un utente che ha visitato la chiesa, aggiungendo che è bello vedere una comunità "cercare di alleviare la miseria di una famiglia".
Kelly Merks, una cittadina americana che vive a L'Aia, ha detto di aver partecipato al servizio 24 ore su 24 la domenica dopo aver sentito parlare dell'iniziativa da un amico.
"Siamo stati accolti alla porta da un membro della comunità - ha raccontato a Euronews -. Ci ha detto che non avevano bisogno di cibo, ma ci ha incoraggiato ad assistere alla funzione per un po' di tempo, così lo abbiamo fatto".
A più di un mese dall'inizio della funzione, la chiesa ha bisogno di altri volontari per portare avanti l'iniziativa. Così Theo Hettema, presidente del consiglio generale della Chiesa protestante a L'Aia, ha postato un appello su Facebook. "La funzione probabilmente devrà andare avanti ancora per un po' di tempo", ha scritto Hettema, incoraggiando in particolare i "nottambuli" a mettersi in contatto con la chiesa.