Grande Guerra: le voci dei prigionieri italiani

Grande Guerra: le voci dei prigionieri italiani
Di Paolo Alberto Valenti
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Durante la prima guerra mondiale, studiosi tedeschi e austriaci produssero incisioni sonore e documenti cartacei sui prigionieri italiani. Chiedevano ai soldati italiani di cantare canzoni popolari in studi di registrazione all'avanguardia

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Nessuno degli ex combattenti della Grande Guerra è vivo. Abbiamo recuperato qualcuno dei loro canti originali, incisi allora nei campi di prigionia tedeschi.

Corredato da 4 cd il volume "Le voci ritrovate" (edito da Nota - Udine) curato da Ignazio Macchiarella e Emilio Tamburini rievoca la preziosa opera della Regia Commissione Fonografica Prussiana che s'interessò al folklore dei soldati nemici.

Le voci dei fanti italiani prigionieri in Germania

Ecco allora le voci dei fanti italiani della prima guerra mondiale in un documento sonoro storico eccezionale. Fra loro c'era anche il 26eenne Guglielmo Sommero, nato il 18 novembre 1892 a Sammardenchia in Friuli; mattonaio, aveva frequentato la scuola a Tarcento e in Austria dove ha vissuto tra i 7 e i 20 anni. Canta una villotta, "Tu là vie, tu là vie e jo cà vie" (tradotta dagli addetti austroungarici con "Tu lontana e io qui"); la registrazione è stata fatta il 25 marzo 1918, nel campo di prigionia di Limburg an der Lahn, baracca n. 3, camerata 1 c, alle ore 3:10 del mattino.

Un altro soldato cantante era veneto: Albino Dresda, nato il 6 ottobre 1894 a Verona, panettiere, musicista e trombettista nel lager; canta qualche strofa del brano conosciuto come "Sul ponte di Bassano". La registrazione è stata fatta lo stesso giorno, il 25 marzo 1918 nello stesso campo di prigionia di Limburg an der Lahn e nella stessa baracca n. 3, camerata 1 c, alle ore 10:15.

Il ruolo del Kaiser

Era stato il Kaiser Wilhelm II a finanziare questa ricerca che attraverso le voci dei prigionieri, gli elementi  linguistici, la musica, la cultura dei popoli i cui eserciti combattevano contro la Vierbund (quadruplice alleanza), contava di configurare elementi del paesaggio antropologico dei paesi vicini, forse anche sull'onda di quel fascino che da sempre la canzone italiana suscitava nei popoli vicini.

Cartoline e fotografie d'epoca

Le immagini con le quali euronews ha corredato il video - non avendo filmati delle sedute in studio di registrazione degli anni 1915, 1916, 1917 e 1918 - non sono che fotografie e cartoline d'epoca prevalentemente italiane ritrovate da Euronews in archivi privati, come quello che risale al generale ligure Francesco Ronco.

Papa Pacelli  nel campo di prigionia di Rastatt

In una foto esclusiva il futuro Papa Pacelli, allora nunzio apostolico a Berlino, insieme alla Croce Rossa, rese visita nel 1917 al campo dei prigionieri italiani di Rastatt. L’Italia aveva delegato la tutela dei propri soldati a una commissione della Croce Rossa che oltre ai pacchi di aiuti alimentari (spesso mai consegnati per la scarsa collaborazione dei tedeschi e per il fatto che il loro contenuto andava a male) smistava la corrispondenza fatta soprattutto dalle cartoline per ragioni di censura.

Le esibizioni musicali di 42 prigionieri italiani

Grazie a tale attività di documentazione, sono giunte a noi le voci di quarantadue militari italiani provenienti da quasi tutte le regioni italiane (Calabria, Campania, EmiliaRomagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto) più un esponente della minoranza arbëresh del Molise.

I canti rappresentano un ventaglio di umori e stati d'animo relativamente ampio ma inesorabilmente investono le grandi tematiche degli uomini di tutti i tempi come quelle dell'amore lontano.

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