Alla marcia per i diritti degli omosessuali in Polonia, scontri tra attivisti ed estremisti di destra: deve intervenire la polizia. Polemiche sul Sindaco di Lublino, che avrebbe voluto negare il diritto di manifestare. Si difende: "Il divieto alla manifestazione era solo per motivi di sicurezza".
La "Marcia dell'Uguaglianza" contestata
LUBLINO (POLONIA)
1500 attivisti per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender si sono scontrati con circa 300 dimostranti di destra, che hanno cercato di bloccare la prima "Marcia dell'Uguaglianza" (in polacco: Marsz Równości), che si è tenuta sabato 13 ottobre a Lublino, nell'Est della Polonia.
E' dovuta intervenire la Polizia, usando gas lacrimogeni e un cannone ad acqua per disperdere gli estremisti di destra. Per tutta risposta, i dimostranti hanno bersagliato la polizia con pietre, petardi e insulti.
Diverse diverse decine di manifestanti sono stati arrestati. Due agenti di Polizia sono rimasti feriti.
Dopo che gli scontri si sono placati, il "Pride" di Lublino è continuato in maniera relativamente tranquilla, sotto l'attento controllo della Polizia.
Gli scontri si sono verificatii dopo che la Corte d'Appello di Lublino, venerdì, aveva annullato il divieto alla manifestazione LGBTI deciso del sindaco Krzysztof Zuk. ufficialmente per motivi di ordine pubblico, ma accusato dagli attività di voler negare i loro diritti.
Dibattiti e polemiche
A Lublino, importante città universitaria dove insegnò anche Karol Wojtyła (il futuro Giovanni Paolo II), si sono tenuti numerosi dibattiti inerenti alle tematiche LGBTI.
Il "Pride di Lublino" è stato accompagnato negli scorsi giorni da altrettanti vivaci dibattiti. Il Tribunale distrettuale aveva sostenuto il sindaco Krzysztof Zuk nel negare l'autorizzazione alla manifestazione.
Componente di Piattaforma Civica (Po), il 61enne Zuk aveva spiegato che la decisione di non autorizzare la "Marcia dell’Uguaglianza" era dovuta alla "preoccupazione per la vita e la salute dei cittadini" a seguito dell’annunciata contromanifesatzione da parte di estremisti di destra.
Ma Zuk era stato spinto ad annullare il Pride anche su pressione Przemysław Czarnek, presidente del voidovato di Lublino, che in un video aveva accusato di devianza, perversione e incitamento alla pedofilia gli organizzatori della marcia.
La situazione si è poi ribaltata ieri con la decisione della Corte d'appello locale.
La giudice Ewa Popek ha, infatti, annullato la precedente sentenza del Tribunale distrettuale, dichiarando: "La libertà di espressione è essenziale per lo stato di diritto e fa da condizione per l'esistenza della società democratica".