Claudia Kemfert: "La lobby del carbone influenza la politica"

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Di Sophie Claudet
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Ospite di Insiders Claudia Kemfert, esperta di Energia e Ambiente presso l'Istituto tedesco di Ricerca Economica

Per capire cosa sta accadendo in Germania Sophie Claudet ha sentito Claudia Kemfert, esperta di Energia e Ambiente presso l'Istituto tedesco di Ricerca Economica.

euronews: Claudia Kemfert, grazie per essere con noi. Il governo della Germania ha nominato una commissione per pianificare l'uscita dall’uso del carbone, ma nel nostro reportage abbiamo visto invece che c’è una miniera molto importante che viene ampliata. Quanto pesa questo sui piani dell’esecutivo?

"Claudia Kemfert: Il governo sembra intenzionato a dire stop all’uso del carbone perché vuole raggiungere il suo obiettivo sul clima sia nel 2020 che nel 2030, ma ci sono grossi vincoli e ovviamente la lobby del carbone in Germania è molto, molto forte. Berlino ha aspettato troppo a lungo per eliminare gradualmente il carbone e il risultato è quello che stiamo vedendo ora. Ci sono grandi sfide e battaglie su quando e come il carbone deve essere messo al bando."

Parliamo della lobby pro-carbone. Lei sostiene che è molto potente. È così forte da influenzare i politici?

"La lobby è forte tanto da influenzare i politici, perché ha avuto, per molti decenni il monopolio del carbone in Germania, specie nella parte occidentale del Paese. Poi c'è una forte connessione con un partito, i socialdemocratici; si sono creati forti legami anche con i lavoratori che stanno combattendo per preservare il loro posto nel settore."

In realtà i posti di lavoro nel settore del carbone sono molto meno rispetto a quelli del settore delle energie rinnovabili...

"Sono minori rispetto a quelli del settore delle rinnovabili, abbiamo 20.000 posti di lavoro nel settore del carbone e 400.000 posti di lavoro nel settore delle energie alternative."

La commissione governativa che pianifica lo stop all’uso del carbone dovrebbe presentare una data entro la fine dell'anno. Quando sarà secondo lei?

"Possiamo dire stop al carbone il prima possibile se lo sostituiamo con le energie rinnovabili, quindi dobbiamo fare di più per aumentare la quota di queste energie. Questo sarebbe il primo passo. Secondo punto: possiamo già chiudere, in questo momento, molte centrali a carbone perché stiamo producendo più elettricità del necessario, e quindi possiamo ridurre passo dopo passo la quota di carbone entro il 2030 al massimo, per sostituire l'intera quota di carbone con le rinnovabili, ma abbiamo bisogno di un po' di tempo per questo."

La Germania è in procinto di abbandonare la produzione di energia nucleare entro il 2022 e vuole abbandonare il carbone. È ragionevole e realistico fare entrambe le cose nello stesso tempo?

"No. Bisogna fare prima un passo poi un altro. Abbandoneremo il nucleare entro il 2022 e poi inizieremo la progressiva eliminazione del carbone. Dobbiamo ridurre la quota di carbone del 40%, ma bisogna farlo passo dopo passo entro il 2030. Questo è realistico ma solo se aumentiamo drasticamente la quota delle energie rinnovabili."

Quali sono i termini di paragone tra la la Germania e gli altri paesi europei in termini di consumo e produzione di carbone? È la mela cattiva?

"La Germania ha una quota molto elevata di carbone, e in particolare di lignite, che porta le emissioni di carbonio alle stelle. Rispetto ad altri paesi europei produce molto C02. Dobbiamo ridurlo perché vogliamo anche una transizione energetica con più fonti rinnovabili, e il carbone non si adatta a questo obiettivo, quindi dobbiamo davvero migliorare in Europa e dimostrare che prendiamo l’argomento molto seriamente."

Come mai la Germania è percepita come un paese verde e rispettoso del clima quando sappiamo che consuma e produce molto carbone. Perché ha così tanto successo nel greenwashing?

"Questa è una bella domanda. Dobbiamo affrontare questo paradosso perché dobbiamo ridurre la quota di carbone e essere green come ci vede il mondo esterno, questo sarebbe già un grande passo in avanti. Dobbiamo dimostrarlo altrimenti perdiamo credibilità ".

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