Il presidente Usa alza il tiro e raddoppia i dazi: dopo quelli di mercoledì, via libera a un'altra ondata da 100 miliardi di dollari. Pechino: "Pronti a rispondere. In ballo la scelta fra unilateralismo e multilateralismo". Altolà del Segretario dell
Trump non lascia e anzi raddoppia. Sulla guerra commerciale alla Cina il presidente degli Stati Uniti alza il tiro e, alla voce grossa di Pechino, replica annunciando nuovi dazi per un totale di 100 miliardi di dollari: un montante doppio di quelli che già mercoledì avevano scatenato la risposta cinese. Si tratta di misure sostanzialmente analoghe su una lista di 106 prodotti e servizi, spazianti dallo scotch al trasporto aereo.
Su Twitter la giustificazione di Trump, che se la prende anche con l'Organizzazione Mondiale del Commercio: "La Cina -scrive il Presidente USA - che è una grande potenza economica, è considerata dall'OMC una nazione in via di sviluppo. Da qui una serie di enormi vantaggi di cui beneficia, soprattutto a scapito degli Stati Uniti (...). L'OMC è ingiusto nei confronti degli Stati Uniti".
Pechino: "Pronti a rispondere. In ballo il bivio fra unilateralismo e multilateralismo"
Azioni "ingiustificate" ed "estremamente errate", l'immediata replica di Pechino, che tramite il portavoce del Ministero del commercio si dice preparata e pronta a reagire, in un'ulteriore escalation. "In ballo - la sintesi di Gao Feng - c'è il bivio tra unilateralismo e multilateralismo.
Dura anche la reazione del Ministro degli esteri Wang Yi. Il numero uno della diplomazia cinese ha parlato di "due potenze mondiali che dovrebbero interagire sulla base dell'uguaglianza e del rispetto reciproco". "Agitando lo spettro delle sanzioni commerciali - ha detto - gli Stati Uniti se la stanno prendendo con l'obiettivo sbagliato".
Il monito di esperti e Nazioni Unite: "A pagare una guerra commerciale sarebbe l'economia mondiale: ci vuole il dialogo"
Evitare un'escalation, l'imperativo che praticamente unanime proviene da esperti e addetti ai lavori. "Una guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti - la sostanziale riflessione - rischia di abbattersi su economia globale e mercati". Da qui la considerazione su consultazioni dietro le quinte fra i due Paesi, che in questo momento si rivelerebbero di capitale importanza.
Uno spunto di riflessione, sul quale sembra ricalcato l'invito alla calma del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. "Le guerre commerciali fanno ovviamente male alle parti che vi sono coinvolte - ha detto -, ma fanno male anche all'economia mondiale nel suo complesso. Ogni volta che sorge un problema, la risposta deve essere la cooperazione internazionale. L'imperativo è il dialogo".
Sordo a questi argomenti, Trump ha invece dal canto suo ammesso la possibilità di un contraccolpo economico nell'immediato, ma assicurato gli americani che, visto il suo stato di forma, l'economia a stelle strisce finirà sul lungo periodo per beneficiare dei dazi alla Cina.
Come è iniziata l'escalation fra Stati Uniti e Cina
Il botta e risposta fra Pechino e Washington non è però cosa di ieri. Già all'inizio dell'anno gli Stati Uniti avevano annunciato che avrebbero introdotto dazi del 25% sull'acciaio e sull'alluminio sulle importazioni da una serie di paesi tra cui la Cina. Lo scorso mese poi la replica di Pechino che, argomentando con la volontà di difendere i propri interessi e bilanciare le perdite indotte dalla misura statunitense, ha annunciato misure per un valore di 3 miliardi di dollari su un paniere di beni americani. Di mercoledì poi il nuovo intervento di Washington, con dazi pari a 50 miliardi di dollari, che ha motivato con "pratiche scorrette" e "violazione delle norme sulla proprietà intellettuale" della controparte cinese.