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Grecia e Macedonia: la disputa sul nome

Grecia e Macedonia: la disputa sul nome
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Di Euronews
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I rappresentanti dei due governi hanno deciso di formare gruppi di lavoro con l'obiettivo di risolvere un attrito che da 25 anni condiziona in negativo i rapporti tra i due Stati. Per Skopje è una tappa fondamentale nel percorso dell'integrazione

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Grecia ed ex repubblica yugoslava di Macedonia cercano di risolvere la disputa del nome. I rappresentanti dei due governi hanno deciso di formare gruppi di lavoro, guidati dai rispettivi ministri degli esteri, con l'obiettivo di risolvere un attrito che da 25 anni condiziona in negativo i rapporti tra i due stati vicini.

Per Skopje è una tappa fondamentale sul percorso dell'integrazione europea.

"Vogliamo raggiungere 2 obiettivi - spiega il ministro degli Esteri macedone, Nikola Dimitrov - Il primo è quello di preservare l'identità dei macedoni, il secondo è quello di fare in modo che ci sia una distinzione tra il paese della Macedonia e la regione della Macedonia in Grecia".

Le due parti starebbero esaminando la possibilità del nome 'Nuova Macedonia' per il Paese ex jugoslavo, ma su questo punto l'opposizione macedone già paventa l'ipotesi di un referendum confermativo.

"Qualsiasi soluzione non deve toccare l'identità nazionale dei macedoni, il nome della nostra lingua, l'identità e la cultura macedoni", chiede Aleksandar Nikolovski vice presidente del principale partito d'opposizione.

La Grecia ritiene che il termine Macedonia appartenga esclusivamente al patrimonio storico e culturale ellenico. Per questo la Macedonia è stata ammessa all'Onu con l'acronimo Fyrom.

"Non credo di poter essere orgoglioso di qualcosa accaduta 2000 e più anni fa - aggiunge Nikola Dimitrov - Il nostro obiettivo è che il futuro del Paese sia prospero".

"La prospettiva di entrare a far parte dell'Unione Europea e della Nato sta spingendo il paese a risolvere finalmente la questione del nome - conclude il giornalista di euronews, Borjan Jovanovski - C'è ottimismo per un raggiungimento dell'accordo entro la fine dell'anno, ma non deve essere un accordo al ribasso, avendo in mente l'esperienza di quanto accaduto negli ultimi 25 anni".

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