Le salme rinvenute in una "operazione lampo". I soccorritori cinesi messi in fuga da alte temperature e fumi tossici. Trovata anche la scatola nera. L'imbarcazione in fiamme è ora alla deriva nelle acque giapponesi
Le salme trovate sul ponte. Recuperata anche la scatola nera
In corsa contro fuoco e fumi tossici, un'equipe di soccorritori cinesi ha recuperato i corpi di 2 dei 32 membri dell'equipaggio del Sanchi, la petroliera iraniana in fiamme e alla deriva, dalla collisione del sei gennaio con un cargo cinese al largo di Shanghai. Insieme alle salme, rinvenute sul ponte, è stata recuperata anche la "scatola nera" dell'imbarcazione". Temperature vicine ai 90°C hanno invece impedito di raggiungere le cabine.
Operazione lampo: dopo mezz'ora soccorritori messi in fuga dai fumi tossici
Dopo appena mezz'ora, le squadre di intervento sono state costrette a battere in ritirata dai densi fumi tossici sprigionati dall'incendio. A bordo del Sanchi, un milione di barili di condensato ultraleggero che erano destinati alla Corea del Sud.
Il "Sanchi" alla deriva nelle acque giapponesi: spiegamento di forze per evitare la catastrofe ambientale
Tredici le imbarcazioni impegnate nelle operazioni di spegnimento, per evitare la catastrofe ambientale. Dal momento della collisione, avvenuta nel Mar della Cina orientale, forti venti hanno sospinto la petroliera alla deriva ad ormai circa 130 miglia dall'isola giapponese di Okinawa. Le cause della collisione con il mercantile cinese CF Crystal non sono state ancora accertate.
Un'altra salma, recuperata lunedì, è stata inviata a Shanghai per l'identificazione. Tutti gli altri membri dell'equipaggio, composto da 30 iraniani e 2 bengalesi, sono dati ancora per dispersi.