Zimbambwe, il vecchio leone non molla

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Di Alberto De Filippis
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Mugabe cerca di resistere, ma il suo destino appare segnato

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Ma quali arresti domicliari? Mugabe è persino libero di andare all’università.

In tocco e toga accademici l’ex uomo forte dello Zimbambwe, nella sua prima apparizione pubblica dopo il golpe di mercoledì scorso, è andato come ogni anno a presenziare a una cerimonia di laurea all’ateneo alla periferia di Harare. Dal palco il presidente ha intonato l’inno nazionale. Come se tutto fosse normale. Anche se a tutti appare una concessione dei militari, intenzionati a dare alla transizione di potere una parvenza di legalità per ottenere l’approvazione dei 16 Paesi della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), oltre che dell’Unione africana ed evitare sanzioni che potrebbero danneggiare la già provata economia dello Zimbabwe.

Dopo 37 anni di regno però, questo, più che un golpe armato, sembra più un complotto dei militari e di esponenti del partito al governo, lo Zanu-Pf, contrari alla defenestrazione di Emmerson Mnangagwa, storico braccio destro di Mugabe da lui rimosso la scorsa settimana per agevolare la successione al potere della moglie Grace. Adesso è corsa contro il tempo. O Mugabe si dimette, e va via di buon grado, oppure martedì si vota l’impeachement e si andrebbe allo scontro perché Mugabe ha ancora molti che lo sostengono. Resta da vedere se il vecchio leone accetterà di farsi da parte.

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