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Il romanzo criminale di Riina

Il romanzo criminale di Riina
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Di Paolo Alberto Valenti
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La carriera criminale di Totò “U Curtu” (il basso), al secolo il superpadrino Totò Riina, nato a Corleone in Sicilia il 16 novembre 1930 in una famiglia di contadini, è stata di prima grandezza. A 18 anni entra in carcere per aver ucciso un coetaneo in una rissa.

Ma l’arresto definitivo è solo quello del 15 gennaio 1993 dopo 24 anni di latitanza in cui ha scalato tutte le vette criminali del potere mafioso, ha avuto 4 figli e si è imposto come padrone di Corleone, eliminando boss del calibro di Michele Navarra, Bernardo Provenzano, Michele Cavataio.

L’ascesa in Cosa nostra, ottenuta col sangue e violenza è inarrestabile: sono almeno 100 gli omicidi in cui è coinvolto e non solo come mandante, un fardello che lo fa condannare a 26 gli ergastoli.

La versione ufficiale per il suo arresto lo vuole “consegnato” dall’ex fedelissimo, Baldassare Di Maggio, il pentito che avrebbe raccontato del bacio tra Riina e Andreotti. Un episodio che per quanto possa essere fantasioso indica bene la storia di una classe politica e dirigente italiana incapace anche per convenienza di eliminare la mafia. Con la morte di Riina restano senza risposte molte domande: sui rapporti mafia e politica, sulla stagione delle stragi, sui cosiddetti delitti eccellenti, sulle trame che avrebbero visto Cosa nostra a braccetto con poteri occulti in una comune strategia della tensione. Riina non ha mai mostrato alcun segno di redenzione. Fino alla fine quando, al processo trattativa, citato dalla Procura è rimasto in silenzio.

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