COP23: l'UE prende il posto di Trump

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Di Euronews
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Seguite la nostra intervista sulle aspettative della conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico

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A pochi giorni dalla conferenza mondiale sul cambiamento climatico, arriva una doccia fredda da parte delle Nazioni Unite. Gli iniziali entusiasmi sull’accordo di Parigi, entrato in vigore un anno fa, dovranno far spazio alle discussioni sulle sue attuazioni concrete da parte dei governi nazionali, riuniti lunedì a Bonn in Germania. Il rapporto presentato dall’ONU rivela infatti un divario tra ambizioni e la realtà.
Gli attuali piani dei governi nazionali porterebbero ad una crescita delle temperature globali fino ai 3 gradi centigradi, superando quindi la solglia limite dei 2 gradi stabilita dall’accordo e considerata come limite di sicurezza dagli scienziati.
Una responsabilità che pesa sui giganti come Cina e Stati Uniti, principali produttori di gas serra. Ma lo scenario è reso ancora più inquietante dalla decisione di Washington di ritirarsi dall’accordo, mettendo a rischio la possibilità di contrastare il riscaldamento globale.
La necessità di perseguire gli obiettivi prefissati ha reso necessario un maggior coinvolgimento dell’Unione europea. A seguito della dichiarazione del Presidente Trump, si è creato un vuoto nella leadership sul clima a livello globale e perciò l’UE ha intensificato gli sforzi. Sono state forgiate nuove alleanze, ad esempio con la Cina e il Canada.
La strategia europea per la lotta al cambiamento climatico punta alla produzione globale del 20% di energia tramite fonti rinnovabili entro il 2020. Un obiettivo addirittura già superato da Svezia e Finlandia, mentre l’Italia per ora si attesta a circa il 17%.

Per conoscere le aspettative e le implicazioni del COP 23 guardate la nostra intervista con un esperto di politiche climatiche.

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