Corea del Nord, la Cina dice "basta"

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Di Alberto De Filippis
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Forse le nuove sanzioni annunciate da Donald Trump non impressioneranno Kim Jong Un. Se pero è Pechino a farlo la musica cambia. In mattinata il preidente Usa aveva definito come inaccettabile il flusso di denaro verso Pyongyang in barba alle risoluzioni Onu.

Un messaggio inteso dalla Banca centrale cinese (Pboc) che ha chiesto agli istituti di credito locali di bloccare l’offerta di servizi a nuovi clienti nordcoreani e ridurre il giro dei rapporti già in essere. Il mancato rispetto delle sanzioni decise dal Consiglio di sicurezza dell’Onu contro Pyongyang potrebbe causare alle banche «perdite economiche e rischi alla reputazione», scrive la Pboc, che ha così giustificato la decisione: «Si tratta ormai di una questione politica e di sicurezza nazionale». Anche le università cinesi hanno avviato una campagna di «limitazione delle ammissioni» di nuovi studenti del Nord. Su quelli già iscritti è stato avviato un lavoro di controllo anche da parte della sicurezza.

Quella delle banche cinesi è una scelta «molto coraggiosa», ha detto Trump, «il nostro obiettivo è la totale denuclearizzazione della Nord Corea».

Nel gioco delle parti toni più morbidi sono arrivvati da Seul. «La Corea del Sud non auspica un collasso del regime nordcoreano, non persegue l’unificazione attraverso un assorbimento del paese vicino o con metodi artificiosi.

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