Myanmar: l'esodo infinito dei Rohingya

Myanmar: l'esodo infinito dei Rohingya
Di Simona Volta
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Dallo scorso venerdì più di 18.000 persone hanno attraversato la frontiera con il Bangladesh

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Sono più di 18.000 i Rohingya che da venerdì scorso sono riusciti ad attraversare la frontiera con il Bangladesh. La stima è stata fornita dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Almeno quattromila le persone, in maggioranza donne e bambini, che rimangono nei ripari di fortuna allestiti nella zona di confine tra Myanmar e Bangladesh.

L’esodo si è intensificato dopo che venerdì un centinaio di uomini, che farebbero parte dell’Esercito di Salvezza Rohingya di Arakan, hanno attaccato diversi posti di polizia nello Stato di Rakhine, nel nord del Paese.

“In Myanmar – spiega una donna – ci stanno uccidendo, bruciano le nostre case, uccidono i musulmani ed è per questo che dobbiamo venire qua. Ci circondano con elicotteri, saccheggiano i nostri beni, danno la caccia e uccidono i nostri uomini. Hanno ucciso molte persone. È per questo che siamo venuti qui”.

Dacca chiede che le Nazioni Unite facciano pressioni sul Myanmar perché migliori le condizioni di trattamento della minoranza musulmana. Le autorità del Bangladesh sostengono di aver raggiunto i limiti di capacità e di non poter accogliere altre persone.

La comunità internazionale intanto guarda ad Aung San Suu Kyi. L’ex dissidente e premio Nobel per la Pace che ora detiene il potere politico, finora è rimasta su posizioni dure. Le stesse dell’esercito birmano.

In pillole

- I Rohingya sono musulmani che parlano un dialetto, lo stesso utilizzato nel sud-est del Bangladesh.

- Un milione circa di Rohingya vive in Myanmar ma il governo rifiuta di riconoscere queste persone come cittadini: una legge risalente al 1982 (ereditata dalla giunta militare) specifica che possono ottenere la nazionalità birmana soltanto le persone appartenenti a gruppi etnici presenti nel Paese prima del 1823 (epoca della colonizzazione britannica). I Rohingya sostengano che la loro presenza in Myanmar sia antecedente a quella data, ma per il governo non è così. I Rohingya sono dunque apolidi.

- Alla comunità Rohingya appartengono persone che vorrebbero creare uno Stato democratico musulmano nello stato di Rakhine.

- Il 29 agosto 2017 l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati ha denunciato la situazione in Myanmar parlando di ‘pulizia etnica’ e di ‘decenni si violazioni persistenti e sistematiche dei diritti dell’uomo’.

- Aung San Suu Kyi, che dal marzo 2016 detiene il potere politico in Myanmar, non si è praticamente mai espressa su questa situazione. I più critici con la premio Nobel, vista per decenni come un’icona di pace, sostengono che dietro il suo silenzio ci sia un mero calcolo politico. Per altri si tratterebbe semplicemente dell’impossibiltà di controllare l’esercito birmano.

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