La pista terroristica seguita dall’intelligence russa porta in Kirghizistan, ex repubblica sovietica dell’Asia centrale, tenuta sott’occhio da tempo dai servizi segreti moscoviti per i legami con il…
La pista terroristica seguita dall’intelligence russa porta in Kirghizistan, ex repubblica sovietica dell’Asia centrale, tenuta sott’occhio da tempo dai servizi segreti moscoviti per i legami con il fondamentalismo.
Infatti vista la sua posizione geografica, a due passi dal Pakistan e dall’Afghanistan, e le frontiere porose, il reclutamento di nuove leve è relativamente semplice, a agevolare questo processo anche la campagna propagandistica di Daesh che si rivolge da qualche anno a questa parte ai giovani di lingua russa.
In queste immagini del 2015, girate dalle forze di sicurezza, fondamentalisti intenti a reclutare nuove leve nella città di Osh, la stessa di cui era originario il kamikaze di San Pietroburgo.
Da Osh partirebbe la maggiorparte di coloro intenzionati a abbracciare la Jihad in Siria.
Stando ai dati di servizi di intelligence russi sono migliaia, 7000 forse, i cittadini dell’ex Unione sovietica che hanno sposata la causa jihadista. Di questi circa 3000 sono russi, 600 sono chirghisi.
L’escalation del radicalismo islamico preoccupa autorità e cittadini; i giovani sono attirati dal vessillo della nuova guerra santa quanto da facili guadagni proposti dai findamentalisti.
Questa ex repubblica sovietica resta una delle più povere.
Zhenishbek Toktogulov residente nella capitale Biskek:
“La situazione potrebbe esplodere in ogni momento. Attraverso il Kirghizistan i militanti raggiungono la Turchia e la Siria, i nostri giovani, i nostri uomini vanno là; dove vengono addestrati. Se tutti vanno là, cosa succederà?”.
La Russia, che accoglie più di due milioni di lavoratori dell’Asia centrale, è vittima del terrorismo separatista dalla fine degli anni Novanta.
Di quello fondamentalista dal 2015, da quando partecipa al conflitto siriano.