Hard oppure soft? L'europarlamento vuole l'ultima parola sulla Brexit, ma Farage chiedde un'azione di lobbying per costringere gli eurodeputati più riottosi
Il Parlamento europeo vuole l’ultima parola sulla Brexit. L’accordo, a cui si arriverà dopo due anni di discussioni, dovrà essere approvato dall’assemblea comunitaria che ha scelto come negoziatore un europeista convinto, il leader dei liberali: Guy Verhofstadt.
Euronews gli ha chiesto quale sia la sua posizione al riguardo.
Ecco la sua risposta: “È fondamentale che l’europarlamento partecipi dal primo giorno a questi negoziati perché alla fine, entro due anni, saremo chiamati a dare la nostra autorizzazione all’accordo definitivo. Sarà un momento difficile, appena due mesi prima delle elezioni europee e noi daremo il nostro accordo solo se il documento rispetta le nostre posizioni e non varca quella linea rossa che abbiamo tracciato”.
È proprio questa possibilità o ipotesi, di veto dell parlamento europeo che preoccupa il britannico Nigel Farage, exleader del partito antieuropeo UKIP, una delle figure più in vista della Brexit.
Nigel Farage: “M’inquieta il fatto che in questi due anni l’europarlamento possa vietare tutto il lavoro portato a termine dai 28 stati membri. Quello che deve fare la Gran Bretagna è fare una campagna dura fra i produttori di vino transalpini, fra i costruttori automobilistici tedeschi, fra i produttori di cioccolata belgi,…dobbiamo fare pressione sugli eurodeputati perché dicano: i posti di lavoro in Francia, In Belgio e in Germania dipendono dalle esportazioni sul mercato britannico. Se lo facciamo il parlamento europeo non si azzarderà a vietare l’accordo immediatamente a ridosso delle elezioni europee”.