A due giorni da un voto cruciale, i Paesi Bassi sono impegnati su due fronti: respingere gli insulti della Turchia da un lato, evitare una vittoria della destra xenofoba di Geert Wilders…
A due giorni da un voto cruciale, i Paesi Bassi sono impegnati su due fronti: respingere gli insulti della Turchia da un lato, evitare una vittoria della destra xenofoba di Geert Wilders dall’altro.
Le legislative di mercoledì 15 marzo rischiano di vedere come prima forza politica il Partito della Libertà (Pvv) che si batte contro l’Islam e contro l’Unione Europea.
Wilders rappresenta a mala pena il 13% dell’elettorato ma è riuscito ad imporre l’agenda, in un voto che si gioca tra destra e estrema destra: il Premier uscente, il liberale Mark Rutte, è in testa nei sondaggi ma si aggiudicherebbe poco più del 16%.
Uno scenario che già costringe a valutare le alleanze per un complesso governo di coalizione in cui i progressisti liberali del partito D66 di Alexander Pechtold o i verdi di GroenLinks guidati da Jesse Klaver potrebbero avere la propria parola da dire. In un esercizio di inconciliabilità degli estremi che difficilmente aiuterà la governabilità.
A complicare il quadro c‘è la promessa fatta da tutti i principali partiti di rifiutare ogni alleanza con il Pvv di Wilders. Una sola certezza dunque per queste legislative: la marginalizzazione della sinistra socialista tradizionale, in linea con una tendenza presente in molti Paesi europei.