"Muslim Ban", bocciato il ricorso. Trump annuncia: "Ci vediamo in tribunale"

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Di Luca Colantoni
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Corte D'Appello di San Francisco conferma la sospensione del divieto di ingresso negli USA ai musulmani

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Negli Stati Uniti quel Travel Ban firmato in diretta tv dal presidente Donald Trump sta diventanto oggetto di un autentico braccio di ferro tra il capo della Casa Bianca e la giustizia americana. L’ordine esecutivo era quello di impedire, o quantomeno limitare, l’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi a prevalenza musulmana, ma, bloccato una prima volta dal giudice federale di Seattle, James Robart, non solo sono stati restituiti 60mila visti per gli Stati Uniti revocati dal decreto, ma la Corte d’Appello di San Francisco all’unanimità e con tre giudici ha confermato la sospensione del divieto di ingresso in America ai rifugiati e cittadini di quei sette Paesi musulmani, respingendo il ricorso presentato da Donald Trump che ha già annunciato battaglia legale definendo l’operato dei giudici “una decisione politica”. I sette Paesi in questione sono Libia, Sudan, Somalia, Siria, Iraq, Yemen e Iran. Proprio quest’ultimo vanta una comunità molto radicata a Los Angeles, nel quartiere di Westwood e il sollievo per la decisione della Corte è evidente, come conferma Mike Amiri, agente di viaggio: “Penso che tutto sia finito. Credo pure che Donald Trump adesso non si arrenderà e si finirà per discuterne in tribunale, ma spero che tutto si possa risolvere per il meglio, eliminare questa situazione e che noi tutti rifugiati possiamo continuare a viaggiare negli Stati Uniti”

E Trump non ha perso tempo per twittare il suo disappunto e dare a tutti appuntamento in tribunale in nome della sicurezza nazionale. La battaglia legale è iniziata a Seattle, ma altri Stati hanno annunciato ricorsi contro la decisione del Presidente. Il primo è stato lo Stato di Washington dove il Procuratore Generale Bob Ferguson ha definito questo provvedimento come “anti americano e illegale”. ““Il Presidente ora si trova di fronte a due scelte – dice Ferguson – la prima è continuare la sua battaglia, la seconda è quella di strappare il provvedimento e ricominciare daccapo, studiando altre formule senza violazioni”.

IL TWEET DI TRUMP

SEE YOU IN COURT, THE SECURITY OF OUR NATION IS AT STAKE!

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 9 febbraio 2017

Dello stesso avviso sono anche alla facoltà di legge della Hastings College in California: “Penso che se vanno alla Corte Suprema perderanno – dice il professor Rory Little – strategicamente sarebbe opportuno non presentarsi neppure in tribunale perchè andrebbero incontro ad una sentenza avversa, ma questo Presidente sembra non voglia sfuggire a nessun confronto. vedremo”.

L’amministrazione Trump ha 14 giorni di tempo per chiedere alla Corte Suprema di occuparsi del caso, ma attualmente ci sono almeno una ventina di altre cause contro il “Travel ban” depositate nei tribunali di diversi stati e la Corte Suprema potrebbe quindi decidere di non esprimersi fino a quando non saranno tutte risolte.

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