Per la presidenza al Parlamento europeo i giochi sono tutt'altro che fatti

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Di Selene Verri
Per la presidenza al Parlamento europeo i giochi sono tutt'altro che fatti

Un’elezione che potrebbe sorprendere. Oppure no. Per la prima volta non ci sono alleanze precostituite al Parlamento europeo per scegliere il prossimo presidente dell’Assemblea. Quasi ogni gruppo ha presentato il proprio candidato.

Secondo le proiezioni del think tank VoteWatch Europe, il popolare Antonio Tajani dovrebbe spuntarla, anche se non di molto, sull’altro favorito, il socialdemocratico Gianni Pittella.

Ma, precisa Doru Frantescu, un analista dell’organizzazione, le cose potrebbero non andare così lisce: “Gli altri partiti hanno proposto dei candidati, non per niente: ci sono modi per influenzare le elezioni. Anche i liberali hanno la possibilità di giocare un ruolo, è una possibilità molto remota che il candidato dei liberali, Guy Verhofstadt, vinca le elezioni, ma in teoria hanno lo stesso una possibilità perché i liberali possono contare sugli indecisi, quindi sono praticamente loro a gestire lo scacchiere in quest’elezione”.

L’elezione si tiene martedì a Strasburgo. A presentarsi sono 7 candidati, ma solo Pittella e Tajani avrebbero i numeri per succedere a Martin Schulz. Sulla base di un accordo siglato fra i tre maggiori gruppi parlamentari e svelato nei giorni scorsi, i socialdemocratici avrebbero dovuto cedere il posto a Tajani per garantire l’alternanza.