Valerio Onida: voto no perché voglio una riforma condivisa

Valerio Onida: voto no perché voglio una riforma condivisa
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Di Cecilia Cacciotto
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Il presidente emerito della Consulta spiega le ragioni del No al voto per il referendum di domenica

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Valerio Onida, presidente emerito della Consulta, spiega a euronews le ragioni del No al voto per il referendum di domenica.

Cecilia Cacciotto, euronews:

-Per entrare nel merito della riforma costituzionale, oggetto del referendum italiano, in collegamento con noi da Milano Valerio Onida, costituzionalista, presidente emerito della Corte costituzionale.
Perché gli italiani dovrebbero votare so?

Valerio Onida:

“Perché è una riforma che non promette di migliorare il funzionamento delle istituzioni; è stata approvata dalla sola maggioranza di governo, e che rischia di indebolire il senso della Costituzione come terreno di unità”.

-Il fronte del si sostiene che a non volere la roforma sono ‘baroni’ ostili al cambiamento. Cosa risponde?

“Promuovere il cambiamento per il cambiamento non è un buon argomento: si tratta di cambiare, sapere che cosa cambiare, come cambiare, verso quale direzione.
Non è questione di ostilità al cambiamento in generale. Il terreno costituzionale deve essere un terreno sul quale il cambiamento è particolarmnete cauto, deve avvenire in maniera molto attenta”.

Grandissimo Valerio Onida ieri con i giovani in birreria ad Abbiategrasso. I valori della democrazia repubblicana sono giovani e freschi.

— fiorello cortiana (@fiorellocortian) November 30, 2016

-Lei ha fatto ricorso al Tar del Lazio e al tribunale di Milano, denunciando la formulazione del quesito referendario stesso, che non tutelerebbe la libertà del voto degli elettori. Il ricorso è stato respinto. Qual è la conclusione, Valerio onida aveva torto ?

“Per i giudici Valerio Onida aveva torto, fino a questo momento. Il problema che abbiamo sollevato è questo : ci troviamo di fronte a un quesito che chiede di approvare con un unico ‘si’ o un unico ‘no’ una legge che contiene molti argomenti disomogenei e dà vita quindi a un voto che lede la libertà di voto degli elettori su questo tema avevamo chiesto che si provocasse la pronuncia della Corte costituzionale. I giudici invece fino adesso si sono rifiutati di farlo”.

-Viene riformato il titolo V sulle autonomie regionali: tra l’altro ridimensionato il potere legislativo delle regioni.
Fino a che punto era necessario e ancora l’Italia va verso una nuova centralizzazione dei poteri?

“Questa è la parte peggiore della riforma perché adotta una tendenza nettamente centralizzante, sostanzialmente abolendo per le materie importanti per le regioni uno spazio garantito di autonomia legislativa”.

-Il fronte del no parla di una torsione verticistica e monocratica della forma di governo, i sostenitori del si dicono che governi e maggioranze di tutta Europa, fatte comunque le debite distinzioni, sono eletti in modo da godere di un forte sostegno.
Perché tanta paura per l’Italia?

“Bisogna distinguere tra formazioni di governi che abbiano un forte sostegno e formazioni di governo che siano improntate al personalismo, una sorta di elezione diretta del capo del governo.
Il governo tedesco che mi sembra alquanto stabile e forte, è un governo di coalizione tra partiti molto diversi tra di loro; in Italia sarebbe probabilmente questo il sistema migliore in questo momento. La riforma invece porterà una minoranza a diventare maggioranza in parlamento e non è un bene”.

-Se vince il No, cosa succede in Italia e in Europa, visto che il referendum ha avuto una risonanza internazionale, il 5 dicembre?

“In italia non succede niente, non ci sarà nessun disastro non vedo perché dovrebbe succedere qualcosa in europa, perché da fuori ci guardano ma l’esito di questa riforma non ha di per se nessuna ripsercussione sulla posizione internazionale o europea dell’italia.
Quindi non succede niente, la politica va avanti speriamo migliori ma è la politica che deve rispondere agli interrogati che oggi si pongono all’italia dalla comunita internazionale”.

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