Castelluccio di Norcia non c‘è più.
Castelluccio di Norcia non c‘è più. Il paesino, abbarbicato a 1.450 metri, noto per le sue lenticchie e per la fioritura delle leguminose che attirava turisti da tutto il mondo, è stato distrutto dal terremoto di domenica mattina.
Un simbolo della tragedia che ha colpito il centro Italia. I danni al momento sono difficili da stimare. 15.000 gli sfollati, ma la cifra fa riferimento solo alle persone prese in carico dalla Protezione Civile.
“La gente – spiega Francesco Battilocchi, consigliere comunale di Norcia – è costernata, affranta, distrutta psicologicamente perché sa che ha perso tutto. Non sa quando potrà tornare a casa, se ha ancora una casa, se ha ancora un futuro perché il nostro problema è questo: abbiamo tutti delle attività, abbiamo tutti un lavoro e in questo momento abbiamo perso tutto. Non abbiamo nulla in mano e viviamo in uno stato di angoscia profonda che ci sta macerando dentro”.
Le scosse di assestamento intanto si susseguono, incessanti. Normale, assicurano i geologi, ma gli abitanti della zona temono il peggio e gli esperti non hanno gli strumenti per tranquillizzarli.
“Un terremoto di magnitudo 6.5 – chiarisce Andrea Tertulliani, sismologo dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – sarà purtroppo seguito da una sequenza di aftershocks abbastanza lunga e anche probabilmente di magnitudo elevata. Non sappiamo dire se ci saranno scosse paragonabili a quella principale, però sicuramente possiamo dire che questa situazione andrà avanti per diverse settimane”.
I sismologi sono convinti che i tre fenomeni sismici, quello del 24 agosto
nel reatino, del 26 ottobre tra Perugia e Macerata e quello del 30 ottobre,
con epicentro a Norcia, siano collegati. I rilevamenti del satellite fanno ipotizzare che da fine agosto, nella zona, il suolo si sia abbassato di più di 70 centimetri.