Ottenuta l’investitura in nome della governabilità del paese, il leader del Partito popolare Mariano Rajoy si prepara a un mandato difficile.
Ottenuta l’investitura in nome della governabilità del paese, il leader del Partito popolare Mariano Rajoy si prepara a un mandato difficile. L’occupazione quest’anno è cresciuta del 2,9%, il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto del 20% per la prima volta dal 2010. Per Rajoy, al potere dal 2011, è importante non annullare le riforme realizzate negli ultimi anni e avere nuovi fondi:
“Abbiamo bisogno di soldi. Ce li hanno prestati e noi li stiamo restituendo. La Spagna deve rimborsare gli istituti finanziari per aver accesso al credito. In questo modo gli investitori potranno fare quello che sanno: investire e creare posti di lavoro”, dice Rajoy.
Rajoy ha subito un duro colpo dopo lo scandalo dei fondi neri esploso nel 2013. L’ex tesoriere del partito, Barcenas, in carcere per corruzione e riciclaggio, ha ammesso che il partito negli ultimi 20 anni ha ricevuto finanziamenti illegali da aziende e imprenditori. Il premier conservatore ha sempre negato: ‘‘È falso. Non ho mai, e ripeto mai, ricevuto né distribuito soldi in nero né all’interno del partito né altrove”.
Rajoy ha pagato alle urne questi scandali di corruzione. Il partito popolare ha vinto le elezioni a dicembre, ma senza ottenere la maggioranza assoluta. Lo scorso gennaio, contro ogni attesa, il premier uscente Rajoy ha respinto la proposta di re Felipe VI di provare a ottenere l’investitura del Congresso dei deputati.
Una decisione che ha lasciato il campo libero a Pedro Sanchez, ma il candidato premier socialista non è riuscito ad ottenere l’appoggio della maggioranza dei deputati. La Spagna non ha ancora un governo.
Si è tornati alle urne il 26 giugno ma le elezioni hanno riproposto i risultati del voto di dicembre 2015 con il Partito popolare primo ma senza maggioranza assoluta.
A settembre scorso la missione dell’investitura è fallita in partenza anche per il premier incaricato che non ce l’ha fatta a portare a casa i numeri necessari.
La questione dell’indipendenza catalana irrompe di nuovo mentre Madrid è paralizzata dalla crisi politica. Il presidente secessionista Carles Puigdemont annuncia un referendum sull’indipendenza nel settembre 2017. Barcellona andrà avanti, promette, con una formula unilaterale. Rajoy non ci sta:“La Catalogna non sarà indipendente. Non succederà. Vorrei anche dire che la Catalogna, inoltre, non lascerà l’Europa, perché è questo che viene proposto ai cittadini catalane”.
Tra i primi compiti di Rajoy c‘è quello di rinegoziare il debito, per raggiungere nel 2017 l’obiettivo sul deficit fissato al 3,1% dalla Commissione dell’Unione Europea.