Un appello e una mezza promessa dalla Grecia, ancora in piena crisi migranti ma in grado di gestire la situazione grazie all’accordo in corso con la Turchia.
Un appello e una mezza promessa dalla Grecia, ancora in piena crisi migranti ma in grado di gestire la situazione grazie all’accordo in corso con la Turchia. Proprio per questo Atene è particolarmente sensibile ad ogni segnale di deterioramento delle relazioni tra Ankara e Bruxelles, perché non sarebbe in grado di assorbire un nuovo flusso come quello dei mesi passati.
Mesi durante i quali, almeno, è stato avviato il faticoso lavoro di gestione anche sul piano dei diritti.
“L’attività di registrazione preliminare in corso – ha detto il viceministro all’immigrazione – ci permette di andare avanti con i programmi che vengono sviluppati dal Ministero dell’Educazione per i bambini nei campi d’accoglienza, i figli dei rifugiati. Ci consente anche di adattare le norme – vedremo poi esattamente come procedere – per dare a queste persone il diritto di lavorare”.
Tutto questo perché, secondo il governo di Atene, ci vorranno almeno altri diciotto mesi per identificare e registrare tutti e valutare le richieste d’asilo.
Un anno e mezzo durante il quale la Grecia spera che gli altri Paesi europei
mantengano le promesse in materia di rilocalizzazioni: erano 160.000 i migranti che da Italia e Grecia avrebbero dovuto essere spostati in altri Paesi dell’Unione, sulla base di quote concordate. Dalla Grecia ne sono partiti meno di 4.000, mentre sono 11.000 quelli pronti a partire senza che gli altri Paesi abbiano finora dato risposte. Quasi 60.000 in totale i rifugiati attualmente bloccati in Grecia, i cui centri hanno in realtà capacità inferiori agli ottomila posti.