Cocaina al sud, ecstasy al nord: il rapporto europeo sulla droga 2016 in 5 punti

Cocaina al sud, ecstasy al nord: il rapporto europeo sulla droga 2016 in 5 punti
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Di Euronews
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L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze presenta il 21esimo rapporto sull’uso delle droghe in Europa.

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L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze presenta il 21esimo rapporto sull’uso delle droghe in Europa.

Euronews ha selezionato i 5 punti chiave del dossier che è stato compilato dall’Osservatorio europeo di Lisbona per offrire uno sguardo complessivo sul fenomeno della droga in Europa, anche se i dati di alcuni Paesi non sono aggiornati.

Amsterdam e Anversa sotto i riflettori per l’aumento del consumo di MDMA

Il consumo di MDMA, più comunemente definito come ecstasy, ma che viene consumato anche in cristalli e in polvere, è in aumento in Europa.

I dati non sono completi, ma tra i Paesi che hanno prodotto nuove indagini dal 2013, nove di essi (il 75%) registrano un aumento dei consumi.

In Belgio e nei Paesi Bassi si tratta di una vera emergenza dopo che, lo scorso anno, sono state rinvenute tracce di MDMA nelle acque reflue. I ricercatori dell’osservatorio di Lisbona hanno messo a confronto una serie di città europee, trovando negli scarichi di Amsterdam ed Eindhoven il più alto tasso di residuo di droga pro capite.

Il 5,5% dei cittadini olandesi tra i 15 e i 34 anni di età hanno provato l’MDMA nel corso dell’ultimo anno, la percentuale più alta tra i Paesi europei.

OEDT dice MDMA non è più solo limitato alla scena musicale dance, aggiungendo che è ora utilizzato in più locali notturni tradizionali.

Tra i gay cresce l’uso di iniettarsi cristalli di metanfetamina

Il rapporto lancia l’allarme riguardo ai focolai di casi di HIV legati all’abitudine diffusa tra i consumatori di droghe appartenenti alle comunità gay di iniettarsi cristalli di metanfetamina.

Gli interventi mirati possono facilitare l’accesso ai trattamenti di recupero e permettere di soddisfare le esigenze di gruppi differenti. Le informazioni disponibili suggeriscono che questo tipo di approccio è attualmente il più comune per i giovani tossicodipendenti, i soggetti segnalati dal sistema giudiziario penale e le donne incinte.

Risultano meno frequenti i programmi rivolti nello specifico a tossicodipendenti senza fissa dimora, più anziani, a
tossicodipendenti lesbiche, gay, bisessuali e transgender, sebbene molti paesi segnalino la necessità di tali misure.

L’assunzione delle droghe divide l’Europa

L’Europa si ritrova divisa sull’uso di droghe, secondo il Rapporto dell’Osservatorio europeo delle tessicodipendenze.

I dati disponibili indicano che il traffico di cocaina in Europa si svolge principalmente nei Paesi occidentali e meridionali: Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Francia e Italia. Le anfetamine sono più di moda in Europa settentrionale e orientale.

In merito al consumo prolungato e cronico e all’assunzione per via parenterale di amfetamina, sono stati riscontrati dei problemi nei paesi dell’Europa del Nord. Per contro, i problemi correlati al consumo di metamfetamina nel
lungo periodo sono risultati più evidenti in Repubblica ceca e Slovacchia.

La Spagna resta il paese in cui viene sequestrata la maggior quantità di cocaina in Europa, ci sono segnali di una diversificazione in corso delle rotte del traffico in Europa, tra cui i sequestri recentemente denunciati nei porti del Mediterraneo orientale, del Mar Baltico e del Mar Nero.

Il consumo di ‘droghe legali’ tra i giovani

La prevalenza del consumo di nuove sostanze psicoattive in Europa è difficile da determinare. Quando queste sostanze vengono considerate da indagini condotte a livello nazionale, la mancanza di una metodologia comune
comporta che i dati siano raramente confrontabili tra i paesi e i problemi di definizione complicano ulteriormente
le cose, specialmente perché lo status giuridico delle sostanze può cambiare rapidamente.

La prevalenza nell’ultimo anno del consumo di queste sostanze tra i giovani adulti (di età compresa tra 15 e 24 anni) varia dal 9,7 % in Irlanda allo 0,2 % in Portogallo.

Nel mese di febbraio, l’Osservatorio ha denunciato l’allarme per un cannabinoide sintetico chiamato MDMB-CHMICA che sarebbe collegato a 13 decessi.

Nell’indagine più recente (2013-2014), il consumo di questa droga nell’ultimo anno tra i giovani di età compresa
tra i 16 e i 24 anni era stimato all’1,9 %; questo dato si è mantenuto stabile rispetto all’anno precedente, ma è inferiore in confronto al 4,4 % del 2010-2011, prima che venissero introdotte misure di controllo.

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La salute dei detenuti nelle carceri: necessaria una risposta globale

Tra i detenuti si segnalano tassi di consumo di stupefacenti nell’arco della vita più alti di quelli riscontrati tra la popolazione generale e modelli di consumo più dannosi.

Studi recenti indicano – conclude il rapporto sulle tossicodipendenze – che una percentuale di detenuti compresa tra il 6 % e il 31 % ha assunto stupefacenti per via parenterale almeno in un’occasione. Con l’ingresso in carcere, la maggior parte dei consumatori riduce o interrompe il consumo di stupefacenti; non è raro tuttavia che le sostanze illecite riescano a entrare nelle prigioni, cosicché alcuni carcerati continuano o cominciano a consumare droghe durante il periodo di detenzione.

Si riscontrano numerosi casi di epatite C e di altre malattie infettive tra i detenuti. L’alta incidenza di problemi connessi alla droga tra i detenuti indica che la valutazione delle condizioni di salute al momento dell’ingresso in carcere è particolarmente importante.

L’OMS ha recentemente raccomandato l’adozione di un pacchetto di misure preventive, che prevede test gratuiti e volontari per le malattie infettive, la distribuzione di preservativi e strumenti sterili per il consumo parenterale di stupefacenti, il trattamento delle malattie infettive e della tossicodipendenza.

Molti paesi hanno istituito partenariati interagenzia tra i servizi sanitari delle carceri e gli erogatori dei medesimi servizi a livello territoriale, al fine di garantire l’educazione sanitaria e il trattamento all’interno del carcere, e di assicurare la continuità dell’assistenza dall’inizio della detenzione alla scarcerazione. In Repubblica ceca e Lettonia il trattamento è offerto soltanto ai detenuti che ne fruivano già prima dell’ingresso in carcere.

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