Mentre si contano i morti dell’ultima tragedia di migranti nell’Egeo, almeno 18 sono affogati appena domenica. Mentre a Bruxelles si tiene un vertice
Mentre si contano i morti dell’ultima tragedia di migranti nell’Egeo, almeno 18 sono affogati appena domenica. Mentre a Bruxelles si tiene un vertice straordinario fra Unione Europea e Turchia per sostenere Atene e confermare la chiusura della cosidetta rotta balcanica, sarebbero almeno 13,000 i migranti fermi al confine fra Grecia e Macedonia.
Uomini, donne e bambini che continuano a cercare di arrivare in Europa centrale. Sempre le stesse storie, quelle di un disastro umanitario senza precendenti, che si ripete nella parole di chi viene avvicinato dai giornalisti: “Spero che dopo questo summit decidano di aprire le frontiere e ci permettano di iniziare una nuova vita e di sfuggire alla guerra e alla vita grama di prima”, dice un uomo.
Molti migranti sono consapevoli che anche l’Europa ha i suoi problemi, ma per loro si tratta semplicemente di vita o di morte: “Non possiamo forzare i paese europei ad accoglierci, dovrebbero accettarci per senso di umanità”.
Lei non pensa di tornare a casa?, chiede il giornalista a un siriano.
“E dove torno? Se torno morirò”.
Intanto sul fronte della lotta ai trafficanti di uomini le navi della Nato saranno impegnate nel Mar Egeo e nelle acque territoriali di Grecia e Turchia operando in collaborazione con le marine dei due Paesi e con l’agenzia Frontex.