Dibattito sul Brexit: i paesi dell'Est Europa denunciano discriminazioni ai loro lavoratori

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Di Euronews
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Le concessioni proposte per far restare la Gran Bretagna nell’Unione europea hanno sollevato vive polemiche nel Parlamento europeo. Il presidente

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Le concessioni proposte per far restare la Gran Bretagna nell’Unione europea hanno sollevato vive polemiche nel Parlamento europeo.

Il presidente della Commissione europea Juncker ha cercato di vendere l’accordo come positivo per tutti: “Ho sempre detto che voglio che la Gran Bretagna resti un membro dell’Unione euiropea sulla base di un accordo equo. Le riforme che sono state proposte sono giuste per la Gran Bretagna e per gli altri 27 stati. Se la Gran Bretagna ritiene ora di essere al limite del suo livello di integrazione, per noi va bene”.

Tuttavia alcuni deputati dai paesi dell’est europa si sono sentiti insultati dalle riforme concesse a Londra per limitare l’immigrazione europea. György Schöpflin, deputato del partito di centro-destra al governo in Ungheria, pensa persino a ritorsioni sugli investimenti britannici.

“C‘è ad esempio Tesco con grandi investimenti non solo in Ungheria ma anche altrove- dice Schöpflin-. Uno o piu’ paesi dell’Europa centrale potrebbero dire a Tesco, se i lavoratori dei paesi dell’europa centrale subiscono discriminazioni in Gran Bretagna, allora non abbiamo problemi a fare queste discriminazioni contro di voi. Non penso che i capitali britannici ne saranno contenti”.

Non sono mancate critiche anche dagli euroscettici britannici, secondo cui la Gran Bretagna dopo tutto non ha ottenuto molto. Spiega Nigel Farage, leader dell’Ukip: “Ci è stato promesso un negoziato sostanziale nelle relazioni della Gran Bretagna: un cambiamento sostanziale del trattato è quel che Cameron aveva promesso, ma non lo ha ottenuto, e per quanto riguarda l’accordo, è chiaro che sarà respinto da molta gente”

Il dibattito si sposterà dall’aula del Parlamento europeo a quella del prossimo vertice europeo di metà febbraio, molti leader promettono battaglia.

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