L’Iraq si propone come mediatore tra l’Iran e l’Arabia Saudita, le due potenze al centro di una grave crisi diplomatica. È stato il senso
L’Iraq si propone come mediatore tra l’Iran e l’Arabia Saudita, le due potenze al centro di una grave crisi diplomatica.
È stato il senso dell’incontro a Teheran fra il ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari e il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif, rappresentanti di due Paesi a maggioranza sciita.
Zarif ha invitato Riyad a “smetterla di opporsi agli sforzi della diplomazia iraniana, come ha fatto negli ultimi due anni e mezzo, ad esempio nel caso dell’accordo sul nucleare”.
“L’Iraq è nel cuore della regione – afferma dal canto suo al-Jaafari – noi cerchiamo di utilizzare le nostre ampie relazioni con i Paesi Arabi ed altri Paesi per ridurre le tensioni fra Iran e Arabia Saudita. Ci è stata data questa responsabilità”.
Dopo l’esecuzione del religioso e oppositore sciita Nimr al-Nimr, sabato scorso in Arabia Saudita, si susseguono le proteste: centinaia di sciiti hanno manifestato a Baghdad intonando slogan contro il regime di Riyad. Le autorità irachene temono che questa vicenda riaccenda le tensioni fra sciiti e sunniti e scateni una nuova guerra civile nel Paese.
Ha già provocato una crisi diplomatica fra un gruppo di Paesi e l’Iran dopo che a Teheran è stata attaccata l’ambasciata dell’Arabia Saudita. Quest’ultima, seguita da Bahrein e Gibuti, ha rotto le relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica.
In Arabia Saudita si è concluso il lutto di tre giorni nel villaggio di Al-Awamiya, nella provincia orientale, da dove proveniva al-Nimr. Il religioso è stato sepolto in un cimitero tenuto segreto dalle autorità saudite.