Libano: "meglio neve e freddo delle bombe", il dramma dei rifugiati siriani

Libano: "meglio neve e freddo delle bombe", il dramma dei rifugiati siriani
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Di Alberto De Filippis
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Il Libano è più piccolo della Puglia, ma ospita quasi un milione e 200.000 rifugiati siriani. Una pressione migratoria che né il minuscolo paese

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Il Libano è più piccolo della Puglia, ma ospita quasi un milione e 200.000 rifugiati siriani. Una pressione migratoria che né il minuscolo paese mediorientale, né tantomeno i campi-rifugiati, sembrano preparati a sopportare. La sola capitale Beirut ne ospita oltre 50.000: persone che spesso cercano di coabitare nei campi profughi popolati dai palestinesi.

I siriani sono stati accettati all’inizio, ma lentamente la situazione si è fatta insostenibile.

“Più passano tempo nei campi, più i rifugiati diventano vulnerabili”, dice un ufficiale dell’Onu. “I loro risparmi sono finiti e alcuni si sono trasferiti nei campi profughi perché sono meno costosi che gli appartamenti in città. Non sono abituati a vivere così. Per loro è impossibile trovare un lavoro e sono quindi totalmente dipendenti dall’aiuto delle agenzie umanitarie”.

La gente però, pur di fuggire dalla violenza che sta distruggendo la vicina Siria e il terrore delle zone controllate dall’Isil, è disposta ad affrontare l’inverno al freddo.

“Voglio salvare i miei figli. Il freddo è meglio della morte, dei barili-bomba e dei razzi”, dice una madre

Una presenza così massiccia provoca danni all’economia libanese che non è in grado di assorbire una tale potenziale forza-lavoro. Il risultato è che la gente si offre per nulla e per fare qualsiasi cosa. Quelli che soffrono più di tutti sono ovviamente i bambini che hanno affrontato un natale molto diverso da quello dei loro coetanei in Europa.

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