Turchia, scontri esercito-PKK: disagi e vittime tra la popolazione civile

Dense colonne di fumo si levano dalle strade di Cizre. Dalla fine del cessate-il-fuoco a luglio i combattimenti nella parte sudorientale della Turchia hanno rapidamente assunto un’intensità paragonabile a quelli nella vicina Siria.
Siamo senza elettricità. Siamo senz'acqua. La nostra salute mentale è in pericolo, specialmente quella dei bambini: non possono andare a scuola
Situazione non dissimile da quella nel distretto di Silopi, al confine con l’Iraq: “Una zona di guerra”, denunciano gli abitanti. A Cizre il coprifuoco e le “operazioni di sicurezza mirate a ripulire la regione dai terroristi” – parole del presidente turco Erdoğan – durano ormai da due settimane.
“Per noi commercianti è una situazione terribile”, dice Abdullah. “Per venire incontro ai bisogni della gente ci esponiamo al pericolo e apriamo i nostri negozi. Per quanto ancora durerà?”, si chiede.
“Siamo senza elettricità. Siamo senz’acqua“, gli fa eco un altro negoziante, Ramazan. “La nostra salute mentale è in pericolo, specialmente quella dei bambini: non possono andare a scuola, passano un sacco di tempo senza ricevere un’educazione. La nostra comunità è davvero in una brutta situazione”, aggiunge.
Il sentiero per la ripresa dei negoziati appare in salita: Ankara si dice pronta a cercare una soluzione politica, ma non è chiaro con chi potrebbe parlare, vista l’ostilità di Erdoğan anche nei confronti del partito filo-curdo in Parlamento, l’HDP.