Chi sono i giovani europei che partono per la guerra santa

Chi sono i giovani europei che partono per la guerra santa
Di Cecilia Cacciotto
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Non esiste un identikit del giovane europeo che va alla guerra santa. O meglio non ne esiste uno solo. Un fatto sembra assodato: questi giovani sono

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Non esiste un identikit del giovane europeo che va alla guerra santa.
O meglio non ne esiste uno solo. Un fatto sembra assodato: questi giovani sono in aumento e la religione c’entra ben poco. È più che altro una scusa, dietro la quale si nasconde fustrazione, emarginazione, problemi con la giustizia.
Ma non solo, perché tra i jihadisti europei ci sono anche giovani che provengono dalla classe media, spinti dall’ ingenuo romanticismo dell’eterno adolescente che ha l’assoluto bisogno di mettersi alla prova.

Di fronte a un fenomeno preoccupante e in aumento, i singoli Stati rafforzano le misure repressive, ma sanno di dover agire soprattutto sul fronte delle politiche dell’integrazione.

Stando alle stime di Interpol, i giovani europei partiti per combattere la loro guerra santa sono migliaia, 3000-5000.

Il 65% ha meno di 25 anni, il 40% sono donne.

Aspetto di rilievo, 1500 sono francesi. I francesi che hanno abbracciato la guerra santa rappresentano il 47% del totale. Rispetto al 2014, Oltralpe si è assistito a un aumento del fenomeno pari dell’84%.

Una percentuale da brividi, che ha costretto Parigi a mettere in atto nuove misure per contrastare il fenomeno, come questa campagna pubblicitaria.

Oltre i numeri, che restano stime perché non si è ancora in grado di avere dati precisi, queste immagini avevano scioccato oltremodo l’opinione pubblica: giovani francesi bruciavano il passaporto declamando la propria appartenenza all’Isil e minacciando attentati contro il proprio Paese.

A alimentare il fenomeno, non c‘è solo il malessere delle periferie e il fallimento delle politiche d’integrazione, ma anche la prossimità dei teatri di guerra e la relativa facilità con cui possono essere raggiunti.

Se l’informazione è spesso messo sotto accusa, la censura non servirebbe; attraverso i social media la propaganda terrorista raggiunge ogni angolo d’Europa.

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