Tassi fermi, banca centrale russa stretta tra recessione e crollo del rublo

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Di Giacomo Segantini
Tassi fermi, banca centrale russa stretta tra recessione e crollo del rublo

Già finito il ciclo di allentamento della politica monetaria russa? Stavolta la banca centrale di Mosca sceglie la prudenza: i tassi di interesse rimangono fermi all’11%. Un primo stop dopo cinque tagli consecutivi, che non sono riusciti a tamponare l’emorragia economica.

La quale anzi sta peggiorando: “Tenendo conto dei fattori esterni e degli ultimi dati, abbiamo corretto al ribasso le nostre previsioni per l’anno in corso“, ha detto la governatrice Elvira Nabiullina.

“Lo scenario base prevede il ritorno al segno più della crescita economica nella seconda parte dell’anno prossimo”, sottolinea. Rispetto alla stima precedente il Pil russo è ora proiettato verso una contrazione tra il 3,9% e il 4,4%.

Ma è il tasso di inflazione (previsto al 15,8% nel 2015) a preoccupare in particolar modo. L’impennata dei prezzi è aggravata dalla forte perdita di valore del rublo, che subisce le conseguenze delle sanzioni occidentali.

L’anno scorso la banca centrale aveva tirato le redini della politica monetaria per sostenerlo, salvo poi fare marcia indietro e ricominciare a tagliare i tassi per contrastare la recessione. Ora che i prezzi del petrolio bassi hanno ricominciato a zavorrare la moneta, però, si ritrova stretta tra l’incudine e il martello.