Leone Cecil: incriminati accompagnatori di Walter James Palmer

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Sono stati formalmente accusati “per non aver impedito la caccia illegale” Theo Bronkhorst, cacciatore professionista, e Honest Tyrone Ndlovu

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Sono stati formalmente accusati “per non aver impedito la caccia illegale” Theo Bronkhorst, cacciatore professionista, e Honest Tyrone Ndlovu, proprietario della fattoria dove è stato ucciso il leone Cecil.

Grande assente davanti alla giustizia dello Zimbabwe l’americano Walter James Palmer accusato di aver ucciso l’animale protetto, uno dei simboli del parco naturale del Paese africano.

“Al mio cliente è stata accordata la libertà su cauzione dietro il pagamento di 1.000 dollari” spiega l’avvocato di Bronkhorst. “Si presenterà alla polizia di Bulawayo 3 volte a settimana, lunedì, mercoledì e venerdì, il suo passaporto è stato ritirato dalla giustizia e comparirà in trinbunale il 5 agosto”.

Il leone Cecil era considerata la principale attrazione del Parco Nazionale Hwange, aveva 13 anni e indossava un collare Gps nel quadro di un programma di monitoraggio avviato dall’università di Oxford.

#CecilTheLion was just 1 of the lions tracked by UniofOxford</a> researcher. More on his research <a href="http://t.co/AA5CHHF4Hk">http://t.co/AA5CHHF4Hk</a> <a href="http://t.co/kfizyZGf3p">pic.twitter.com/kfizyZGf3p</a></p>&mdash; Oxford University (UniofOxford) 29 Luglio 2015

La sua uccisione ha scatenato un’ondata di indignazione veicolata e amplificata dal web, sfiorando il parossismo con minacce di morte proferite (twittate o postate in vario modo) da persone che si dicono scandalizzate per l’uccisione di un animale.

You know who need to be hunted & shot? Poachers. They're killing too many animals & bringing species closer to extinction. #CecilTheLion

— Steffanie (@sincerely_steff) 30 Luglio 2015

Dentista del Minnesota con la passione della caccia grossa legale o meno e soprattutto praticata con l’arco, Palmer ha chiuso il suo studio dopo aver ricevuto numerose minacce. Ha rilasciato un comunicato in cui assicura di non essere stato al corrente che l’animale era protetto o che facesse parte di un programma di ricerca fino a quando è stato abbattuto. Aggiunge di essersi affidato alla professionalità dei suoi accompagnatori nella convinzione di agire nei limiti della legalità. Per la battuta di caccia avrebbe pagato 50.000 dollari ma l’intera vicenda si sta rivelando per lui molto più costosa.

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