Reportage: Libia, una polveriera alle porte d'Europa, l'inferno dei migranti

Reportage: Libia, una polveriera alle porte d'Europa, l'inferno dei migranti
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Di Alberto De Filippis
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Un immigrato clandestino è trattato come un criminale in Libia. Il paese detiene i migranti in condizioni vicine alla tortura, se li espelle li

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Un immigrato clandestino è trattato come un criminale in Libia.

Il paese detiene i migranti in condizioni vicine alla tortura, se li espelle li abbandona nel deserto e li cattura in gruppi attraverso retate.

L’Unione europea aveva delegato alla Libia una parte importante del controllo della sua frontiera mediterranea, ma il compito è improbo visto che il Paese è dilaniato da guerre tribali e dalla ormai fissa presenza dei jihadisti dello stato islamico. Una polveriera alle porte d’Europa.

Dice un immigrato: “Il peggio è questa prigione. Non ci sono letti, non ci si può sdraiare. Veniamo picchiati e insultati. Trattati peggio di animali. Non c‘è umanità in questa prigione”

Un migrante, spesso indocumentato, non esiste. Molte sono le fosse comuni nel deserto o sulla costa dove vengono seppelliti alla meglio questi disgraziati.

Anche con tutta la buona volontà ai soldati libici non resta che contare i corpi: “Qui sono seppellite non meno di 190 persone. Le abbiamo raccolte in appena una notte sulla spiaggia lo scorso ottobre”.

La Libia è nel caos dal 2011. Con la morte di Ghedafi e la parcellizzazione del paese ormai qui vige la legge del più forte e i più deboli, i migranti procvenienti soprattutto dall’Africa subsahariana pagano il prezzo più pesante.

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